Andrya Ambro torna con il terzo capitolo del progetto Gold Dime
“No More Blue Skies” riprende attualizzandoli i tipici canovacci del noise-rock di stanza a NYC
Photo Cover: Lena Shkoda
Qualche anno fa avevamo già parlato della batterista e cantante Andrya Ambro e del suo interessante e scorbutico approccio alla no wave che l’aveva portata alla formazione del duo Talk Normal insieme alla chitarrista Sarah Register. Le due avevano fatto in tempo ad incidere un paio di album prima di sciogliersi definitivamente dopo aver aperto i concerti di artisti del calibro di Sonic Youth, Wire, Yeah Yeah Yeahs e Zola Jesus. Con la creazione di un nuovo progetto chiamato Gold Dime, la Ambro aveva deciso di portare avanti quanto prodotto con Talk Normal, riducendo leggermente l’aggressività della proposta ma aumentandone l’approccio scuro ed industriale già dall’ottimo debutto intitolato Nerves.
Con No More Blue Skies la ragione sociale Gold Dime è approdata al terzo capitolo dove, insieme all’intensa forza percussiva e vocale della Ambro, troviamo il basso di Ian Douglas-Moore, la chitarra di Brendan Winick, il sax contralto di Jeff Tobias, quello alto di Kate Mohanty e la viola e violino di Jessica Pavone. Un gruppo affiatato nel riprendere i tipici canovacci del noise-rock di stanza nella Grande Mela, riducendo la potenza rispetto al precedente My House ma ampliandone la tavolozza sonora e mantenendo intatta una sorta di energia primordiale che è la forza propulsiva delle sette tracce di cui è composto l’album.
Una sovraccarica e cinematica tensione nervosa che appare chiara già dal furibondo uso dei tom che apre “Denise”, una cavalcata squarciata dallo splendido sax di Jeff Tobias, da una chitarra sferzante e dalla voce acuta della Ambro che ci fa visualizzare una sorta di angosciante e convulso tour de force fisico verso un’ipotetica salvezza da un pericolo misterioso o forse solo verso un destino ancora peggiore. D’altra parte da un album intitolato No More Blue Skies non potevamo aspettarci altro che una visione scura con emozioni spinte al limite. Le canzoni sono ancorate a doppio filo da una percussività ossessiva come il ritmo quasi industriale dell’inquieta “Wasted Wanted”, mentre la voce è capace di evocare tanto Laurie Anderson (l’intensa “We Lose Again”), quanto lo spirito provocatorio di Diamanda Galas o Lydia Lunch come nel cupo finale di “Ronnie Desperation” in cui tra rumori, pennate di chitarra e sax sbuffante declama “Guardando intorno, trascinandoci in giro. Più ci concentriamo a osservare, più rovinosa è la caduta”.
La Ambro mette in mostra le sue abilità di percussionista versatile (ha studiato jazz e ha approfondito lo studio delle percussioni dell’Africa occidentale), ricca di risorse e capace di adattarsi perfettamente a ogni canzone mettendo in primo piano gli intrecci delle sue canzoni. “Please Not Today” risulta quasi accessibile, un gioco di fermate e ripartenze tra cori, battute insistenti sul floor tom e la viola di Jessica Pavone, prima di un gran finale in cui il charleston si apre in una furia capace di arrestarsi in un battito di ali scure.
La convulsa e ossessiva cavalcata di “Beneath Below” è un adrenalinico numero sorretto da linee di basso insistenti, immediato e riflessivo allo stesso tempo, con la voce della Ambro che si fa largo tra spoken word ed esortazioni improvvise in una sorta di scuro rituale pagano. Ritmi forsennati e altalenanti conducono gli scricchiolii arrugginiti di “Interpretations” verso assordanti rimbombi, mentre le voci alternate della Ambro e di Ian Douglas-Moore tengono a bada con maestria il crudo paesaggio sonoro. Brian Chase degli Yeah Yeah Yeahs ha detto: “Andrya ha una spiccata abilità nel sintetizzare l’energia primitiva del punk, una sensibilità d’avanguardia e linee vocali accattivanti”. Nonostante l’amicizia che lega i due, Chase non è andato così lontano dalla realtà, catturando l’anima di un piccolo gruppo di musicisti immersi in una visione del mondo che comprende poesia (il testo “Ronnie Desperation” è liberamente ispirato a “Johnny Panic” di Kate Mohanty) , jazz, noise-rock e cinema d’autore.
Tirando le somme con questo nuovo album Andrya Ambro è rimasta fedele a un suono ormai definito e consolidato, spingendosi allo stesso tempo verso un ampliamento della propria tavolozza sonora, completata da testi astratti ma emozionanti. Se non vi siete avvicinati ancora alla musica di Gold Dime questo è il momento giusto per farlo, se invece già siete entrati nel suo scuro mondo, No More Blue Skies non potrà che appagare i vostri padiglioni auricolari.
TRACKLIST
1. Denise 5:02
2. Wasted Wanted 5:09
3. Please Not Today 5:42
4. Beneath Below 6:18
5. We Lose Again 6:28
6. Interpretations 6:36
7. Ronnie Desperation 4:31