Bentrovati amici ed amiche di radiorock.to, con il tradizionale appuntamento quindicinale con SOUNDS & GROOVES che stavolta, ironia della sorte, cade proprio il primo di Aprile. Non c’è tempo di fare scherzi, perché il podcast parte col botto grazie al tiro micidiale dei BRAINIAC. Il gruppo di Dayton, Ohio era davvero destinato al grande successo underground, il loro vigoroso indie rock infarcito di synth aveva catturato l’attenzione di Steve Albini e Jim O’Rourke, ma nel 1997 dopo l’uscita del loro terzo album, primo per la Touch And Go, e un tour di supporto a Beck, il destino sotto forma di incidente stradale ha portato via il leader Tim Taylor. Ascoltare Pussyfootin’ aumenta i rimpianti per quello che poteva essere e non è stato.
Abbiamo già parlato della grandezza del fenomeno grunge negli anni 90, e di come si sia integrato nel mainstream. Nel 1994 Mike McCready (chitarrista dei Pearl Jam), incontrò in un centro di riabilitazione dall’alcool e droghe il bassista blues John Baker Saunders. Una volta ritrovatisi a Seattle, i due vennero raggiunti dal batterista Barrett Martin, degli Screaming Trees. Mancava solo un frontman, McCready chiamò Layne Staley degli Alice In Chains, sperando che lavorare con musicisti “puliti” potesse aiutare anche lui nel processo di disintossicazione. Il processo di scrittura del disco durò appena una settimana, i quattro furono aiutati anche da Mark Lanegan che appare come ospite alla voce in un paio di tracce. Il nome MAD SEASON fu scelto perché richiamava il momento dell’anno dove crescono i funghi allucinogeni, e le 10 canzoni che compongono l’album intitolato Above, non ricalcano pedissequamente i gruppi di appartenenza dei vari componenti, ma sanno spaziare dall’hard rock al blues. Nella splendida e cadenzata Long Gone Day ci sono le voci di Staley e Lanegan ad inseguirsi, su un tappeto di percussioni dove giganteggia il sassofono di Eric Walton aka Skerik. I tentativi di riunione del gruppo sono naufragati prima con i nuovi problemi di droga di Staley, poi con la morte di Baker Saunders avvenuta per overdose nel 1999.
I TV ON THE RADIO sono riusciti a creare un percorso innovativo ma fedele alla tradizione della musica nera, integrandola con nuovi linguaggi elettronici ed alternativi. Dear Science è il loro quarto album in studio, un lavoro meno animalesco, più levigato, conturbante. Una tensione che rimane sempre controllata, nell’aria, le voci di Tunde Adebimpe e Kip Malone si alternano fluttuando come nella lenta ed avvolgente Stork & Owl.
Sebbene non troppo conosciuto, James Thirlwell, australiano trapiantato a Londra, è davvero uno dei personaggi più grandi della storia del rock. Sotto lo pseudonimo di FOETUS ha dato vita alla sua visione apocalittica della musica, dell’individuo che agonizza schiacciato dall’industria e trova la sua redenzione in un suono magniloquente, deforme, epico, ispirato tanto dal punk quanto da Richard Wagner. Nail è stato il suo apice creativo e The Throne Of Agony, scandita inesorabilmente in sottofondo dal tema reiterato di Mission Impossible, è un fulgido esempio della sua prodigiosa e brutale creatività.
Sono stati uno dei tanti (ahimè) gruppi che si sono riformati nel corso del 2015, nonchè uno dei gruppi più originali, innovativi ed influenti della storia del rock. I THE POP GROUP nascono in piena era punk, e ne assorbono lo spirito di assalto, rivestendolo con tessiture dub, funk, jazz. Il nome già tradiva il loro sarcasmo innato, la musica e le liriche erano intrise di protesta contro la società. Y esce nel 1979 ed è una successione di ritmi tribali, singulti, variazioni di ritmo, una tensione che non viene mai meno, e l’invito di Don’t Sell Your Dreams è il perfetto invito finale da parte di Mark Stewart e compagni a non venderci mai.
Andare a rivedere la discografia di Will Oldham è impresa non facile, moltissimi lavori tra cui è arduo destreggiarsi tra i moniker di Palace e BONNIE ‘PRINCE’ BILLY. Il mitico fotografo della copertina di Spiderland degli Slint, è uno dei songwriters più importanti e prolifici d’oltre oceano. Anche Emmett Kelly è un notevole chitarrista e compositore, collaboratore anche di molti altri musicisti da Ty Segall a Joshua Abrams, ed autore di album in proprio sotto il nome di THE CAIRO GANG. Oldham e Kelly hanno iniziato a collaborare insieme dal 2006, e nel 2010 è uscito The Wonder Show of the World, che non sarà il disco più ispirato del barbuto uomo del Kentucky, ma che si fa strada senza troppi orpelli, con una scrittura sempre sicura tra folk e classicità, con le chitarre acustiche dei due a condurre le danze e poche lievi scosse elettriche a solcare un mare quieto. Ascoltare Troublesome Houses è come tornare a casa dopo un lungo viaggio.
Guardi una foto di FIONA APPLE, ascolti le sue canzoni, e pensi “una così potrebbe avere tutto il music business ai suoi piedi!”, ed invece no, la talentuosa e bella Fiona è quanto di più distante dal mondo rutilante del red carpet possa esserci, una ragazza con un’adolescenza travagliata e difficile alle spalle, che ha saputo reggere l’urto di un avvenimento che non può non lasciare il segno nella vita di chiunque con grande personalità. Dopo i primi due album che avevano riscosso un gran successo sia di pubblico che di critica, la Apple aveva registrato nel 2003 il terzo Extraordinary Machine, ma la Sony, che si aspettava un elevato riscontro, non aveva gradito la scrittura del disco definita poco commerciale. L’artista, sicura dei propri mezzi ed incurante della multinazionale che aveva bloccato la produzione, distribuì l’album in rete. I fans della Apple protestarono sotto la sede della Sony, e l’album uscì ufficialmente sul mercato solo due anni dopo. Nel 2012 esce il quarto lavoro intitolato The Idler Wheel… un diario personale, che mostra la maturità di un’artista di straordinaria sensibilità e talento, come dimostra la splendida Werewolf.
Uno dei più sarcastici, talentuosi, sensibili, fragili ed introversi songwriters americani si chiamava VIC CHESNUTT. Dopo averci emozionato nel corso degli anni tra gli alti e bassi del suo carattere, minato dall’abuso di alcool, e da una fragilità anche fisica dovuta ad un incidente d’auto che lo ha lasciato sulla sedia a rotelle. Chesnutt nel 2007 unisce il proprio talento a quello di Guy Picciotto dei Fugazi e ai post-rockers canadesi Silver Mt. Zion. Il risultato, North Star Deserter, album che esce per la canadese Constellation, e unisce in modo perfetto il cantautorato dolente di Chesnutt, con la magniloquenza e la forza del collettivo canadese, come nella lunga cavalcata di Debriefing, dove trova spazio anche la chitarra di Picciotto tra partiture solenni e orchestrali, tensione drammatica e il cantato sofferto di un artista meraviglioso che ci manca moltissimo.
Con The Courage Of Others, i texani MIDLAKE hanno voluto omaggiare fino in fondo l’amore per il folk celtico del frontman Tim Smith, esagerando un po’ nel vestire tuniche bianche da druido per la foto di copertina. L’album risulta forse un po’ monocorde, ma di grande impatto lirico, compatto, con ballate vigorose e potenti che si innalzano dai boschi, come questa Winter Dies.
Iain David McGeachy, meglio conosciuto come JOHN MARTYN, è stato un meraviglioso songwriter dall’incredibile talento vocale, capace di spaziare dal folk al blues, dal jazz al soul. Il suo talento, purtroppo, era pari all’amore che provava per la bottiglia, situazione aggravata dal fatto che i suoi primi album, sebbene siano stati rivalutati eccome dalla critica, sono stati davvero un fiasco commerciale. Il successo, come spesso purtroppo avviene, lo trovò parecchi anni dopo, convertendosi al pop di classe. Ma torniamo indietro nel tempo, al 1972, Martyn ha dato da poco alle stampe Bless The Weather, album dove inizia a distaccarsi dal folk tradizionale, sperimentando nuove tecniche di canto e arrangiamenti più ricchi. Di li a poco pubblicherà i suoi due capolavori (Solid Air e Inside Out) nel giro di pochi mesi nel 1973. La Island ha stampato un’edizione limitata in solo vinile, di un fantastico concerto di Martyn registrato al The Hanging Lamp Folk Club, nella piccola cripta della St. Elizabeth’s Church a Richmond Hill, Londra. Martyn suonò li accompagnato dalla sua fida chitarra l’8 Maggio del 1972, suonando versioni sperimentali di I’d Rather Be The Devil e Outside In che appariranno nei due album del 1973. Il concerto iniziò con questa splendida esecuzione di The Easy Blues, tratta dal precedente Bless The Weather, la registrazione non sarà delle più fedeli, ma è ancora tanta l’energia e l’emozione che ancora adesso si sprigiona da quei solchi.
Ho sempre trovato elegantemente intrigante la mistura sonora propinata dai PIT ER PAT, trio formato da Fay Davis-Jeffers (tastiere e voce), Butchy Fuego (batteria), Rob Doran (basso). Perso per strada il bassista dopo l’ottimo High Time, i due superstiti nel 2010 hanno dato alle stampe The Flexible Entertainer, album magari meno sperimentale del precedente, ma sempre estremamente eccentrico, dove l’utilizzo più massivo dell’elettronica non è mai sovrabbondante, e dove le ipnotiche tessiture ritmiche di Fuego accoppiate alla voce suadente della Davis-Jeffers danno sempre ottimi riscontri emozionali come nell’obliqua Godspot.
Andiamo verso la fine del podcast per trovare le atmosfere oniriche dei THE ANTLERS, la formazione di Brooklyn capitanata da Peter Silberman e capace di tratteggiare e dipingere atmosfere confessionali e di rara profondità sentimentale. Un’atmosfera rarefatta, malinconica e trascendente da cui è difficile liberarsi, che si appiccica sulla pelle, come nella meravigliosa Hotel, squarciata dalla tromba di Darby Cicci, e tratta dall’ultimo album della band, lo splendido Familiars risalente al 2014. Le strade polverose di un’esistenza difficile e tormentata, hanno consumato i tacchi degli stivali di questo ragazzo texano chiamato MICAH P. HINSON, strade che hanno visto la solitudine, il peccato e la redenzione, strade che hanno ascoltato melodie sognanti, una chitarra cristallina, una voce che si innalza verso il cielo implorando ascolto e chiedendo una cura per le ferite aperte. In Micah P. Hinson And The Red Empire Orchestra, il songwriter texano, fresco di nozze, invoca la pace rivestendo il suo classico songwriting di morbidi tessuti orchestrali, ma anche quando cerca la quiete, Micah flirta a modo suo con il fuoco come in questa The Fire Came Up To My Knees.
Il podcast si chiude tornando all’etichetta canadese Constellation, come detto più volte casa madre di moltissimi tra gli artisti più interessanti della nuova generazione, in bilico tra post rock e sperimentazione, i cui album spiccano per qualità musicale e anche visuale producendo vinili e cd curatissimi nei più piccoli dettagli con inserimento di poster e coupon per il download digitale. Il collettivo di “rock da camera” ESMERINE non fa eccezione, producendo una musica cinematica di enorme suggestione tra musica da camera, post rock e inserimenti etnici. Il nucleo capitanato da Bruce Cawdron (marimba) e dalla violoncellista Rebecca Foon per il suo quarto album si immerge nella cultura turca già dal titolo: Dalmak significa infatti contemplare, ma anche immergersi, tuffarsi, e con l’aiuto di vari musicisti turchi che suonano strumenti locali cone bendir, saz e darbuka il gruppo si immerge davvero in un mare di grande creatività musicale, un incantesimo tra etno-folk e post-rock che da i massimi risultati immaginifici della lunga cavalcata di Translator Clos.
Anche per stavolta è tutto. Non mancate di tornare ogni giorno su Radiorock.to The Original. Troverete ogni giorno un podcast, rubriche di approfondimento, il blog comprensivo di nuove recensioni e molte novità come lo split-pod. Siamo anche quasi in dirittura di arrivo per quanto riguarda l’atteso restyling del sito, e per questo (e molto altro) un grazie speciale va a Franz Andreani. Tutte le novità le trovate aggiornate in tempo reale sulla nostra pagina Facebook.
TRACKLIST
01. 3RA1N1AC: Pussyfootin’ da ‘Hissing Prigs In Static Couture’ (Touch And Go – 1996)
02. MAD SEASON: Long Gone Day da ‘Above’ (Columbia – 1995)
03. TV ON THE RADIO: Stork & Owl da ‘Dear Science’ (4AD – 2008)
04. SCRAPING FOETUS OFF THE WHEEL: The Throne Of Agony da ‘Nail’ (Self Immolation – 1985)
05. THE POP GROUP: Don’t Sell Your Dreams da ‘Y’ (Radar Records – 1979)
06. BONNIE “PRINCE” BILLY & THE CAIRO GANG: Troublesome Houses da ‘The Wonder Show Of The World’ (Drag City – 2010)
07. FIONA APPLE: Werewolf da ‘The Idler Wheel Is Wiser Than…’ (Clean State / Epic – 2012)
08. VIC CHESNUTT: Debriefing da ‘North Star Deserter’ (Constellation – 2007)
09. MIDLAKE: Winter Dies da ‘The Courage Of Others’ (Bella Union – 2009)
10. JOHN MARTYN: The Easy Blues da ‘Live At The Hanging Lamp 8th May, 1972’ (Island Records – 2013)
11. PIT ER PAT: Godspot da ‘The Flexible Entertainer’ (Thrill Jockey – 2010)
12. THE ANTLERS: Hotel da ‘Familiars’ (Transgressive Records – 2014)
13. MICAH P.HINSON: The Fire Came Up To My Knees da ‘Micah P. Hinson And The Red Empire Orchestra’ (Full Time Hobby – 2008)
14. ESMERINE: Translator’s Clos da ‘Dalmak’ (Constellation – 2013)