Un piccolo spazio per riscoprire grandi cose
I Dead Rider sono il mezzo creato dall’ex US Maple Todd Rittman per miscelare e reinventare con successo diversi generi musicali.
In questi giorni dove non ci muoviamo da casa se non per le necessità imprescindibili e in cui si alternano preoccupazione e speranza per questo nemico silenzioso che sembra essere ovunque intorno a noi, abbiamo però una grande possibilità. Sono giorni difficili, e speriamo irripetibili, ma che proprio per questo in qualche modo non vanno sprecati. Abbiamo l’opportunità di poterci riprendere in parte quel tempo che spesso ci è stato negato dai ritmi nevrotici della nostra quotidianità. In particolare abbiamo anche la possibilità di riscoprire e riascoltare meraviglie che da tempo non accarezzano i nostri padiglioni auricolari. Non possiamo prevedere quanto durerà questa situazione, per quanto tempo saremo costretti ad agire prevalentemente all’interno delle mura domestiche. La speranza che questi giorni possano essere il meno possibile mi ha convinto a mettere gli episodi di questa nuova rubrica chiamata Music Room in una semplice doppia cifra. Giornalmente su queste pagine ci sarà un’artista, un gruppo, una canzone, un’emozione da riscoprire, per combattere la noia e la paura con la bellezza. Il mio pensiero va soprattutto a chi per questo lockdown ha enormi problemi di lavoro, sperando che questa fase 2 possa migliorare le cose e che sia gestita in maniera consapevole da tutti noi. Non usciamo se non strettamente necessario.
#andràtuttobene #iorestoacasa
Oggi nel piccolo grande spazio di Music Room voglio parlare di una band mutante creata da un personaggio come Todd Rittmann, capace di creare una sorta di incastro difficile ma simbiotico tra blues, rock e funk.
Uno dei due chitarristi degli U.S. Maple (autori di 5 pregevoli album dal 1995 al 2003 e perfetta incarnazione di quel fenomeno che andava sotto il nome di “Now Wave”), Todd Rittmann, nel 2009 ha creato i Dead Rider, un nuovo progetto con cui portare a compimento la sua missione di scomporre e ricomporre vari generi musicali. Rittmann con i suoi nuovi compagni di avventura: Matthew Espy, batteria, Andrea Faugh, tromba e tastiere, e Thymme Jones, elettronica, tastiere, fiati e batteria (questi ultimi due anche negli straordinari Cheer-Accident) ci avevano già convinto nel 2014 con un album intitolato Chills On Glass, che riusciva ad incantare per il gioco degli incastri, e per l’abilità di Rittmann e compagni di creare un’equilibrata alchimia tra ingredienti apparentemente molto diversi, per poi confermarsi 3 anni dopo cambiando riferimenti stilistici ma facendo di nuovo centro.
Su Crew Licks l’obiettivo del restauro diventava la black music, e il dipanarsi delle nove tracce era come il gioco della pentolaccia, con i quattro che dopo aver messo nella pignatta di terracotta soul, funk, psichedelia anni’70, si divertivano a colpirla a turno con violente mazzate. Un blues mutante e mutato che muove i suoi tentacoli in maniera convulsa, i ritmi black che sanno flirtare senza pudore con la dark wave, insomma, anche in questo caso il suono è spesso inafferrabile, spiazzante, eccitante.
Nel 2018 la creatura feroce e mutante di Rittmann ha cambiato leggermente nome, riducendo il numero dei partecipanti ma non la qualità stilistica. Non è più della partita Thymme Jones, ma Rittmann ha preso con se come ospite d lusso la voce del britannico Paul Williams, di cui poco si sa se non che è stato il manager dell’attore Crispin Glover. Una sorta di Tom Waits quasi più roco, perfetto per sottolineare i pestoni storti e dilatati di questa band che riesce sempre a stupire per l’ennesima rivisitazione e reinvenzione della materia rock-blues. Il disco si chiama Dead Rider Trio Featuring Mr. Paul Williams, ed è finito di diritto nella Top 10 della mia Playlist di fine 2018. Ormai il gruppo è stabilmente tra i miei preferiti in assoluto, una di quelle bands che per qualità e varietà stilistica (merce rara al giorno d’oggi) non mi stancherei mai di ascoltare. Dategli una possibilità, non ve ne pentirete.