Il duo di San Francisco approda alla Drag City per il suo secondo lavoro
“Mint Chip” è un caleidoscopico puzzle pieno di felici intuizioni, slanci sperimentali e melodie oblique
Lo ammetto, mi sono avvicinato agli equilibrismi sonori dei Kamikaze Palm Tree con colpevole ritardo. Il duo di San Francisco formato da Cole Berliner (chitarra e tastiere) e Dylan Hadley (batteria e voce) hanno esordito nel 2016 con The Hand Faces Upwards , un mini album uscito solo in digitale, per poi arrivare solo tre anni fa al primo disco vero e proprio, l’intrigante Good Boy che ha fatto drizzare le antenne a quelli della Drag City, pronti a metterli sotto contratto e a pubblicare in questo caldo agosto il secondo lavoro intitolato Mint Chip. Sicuramente deve aver influito per l’approdo all’etichetta di Chicago, la raccomandazione di Tim Presley, che con uno sguardo compiaciuto da dietro al mixer, ha messo mano alla registrazione dell’album. Non è un caso che la Hadley abbia suonato la batteria sull’ultimo White Fence, condividendo con il suo mentore l’amore per gli slanci sperimentali e le melodie oblique.
I due si fanno aiutare dal clarinetto di Brad Caulkins, dal basso di Josh Puklavetz e dal violino di Laena Myers Ionita per dipingere le 14 tracce spalmate in poco più di mezz’ora. L’album si rivela subito come un caleidoscopico gioco di incastri tra brani compiuti di grande freschezza lo-fi (le irresistibili e spericolate “Flamingo” e “The Hit”) e brevi intermezzi guidati dalle tastiere da Berliner che con ironia quasi da videogame anni ’80 si sposano perfettamente con l’immagine colorata ed irriverente dei due (“Bongo’s Lament”, “West Side Syncopation”, “Cole’s Milk”). Ci sono pezzi solo apparentemente sgangherati, arruffati ed anticonvenzionali, ma in realtà capaci di formare un puzzle sonoro perfettamente compiuto. Ascoltate un quadretto art-rock surreale come “Smoke On The Milk, But My War”, capace di spingersi divertito dal country fino al rock in opposition tra rumorismi ed aperture geniali. C’è spazio anche per la trascinante marcetta di “Chariot On Top”, la sghemba melodia della title track e di “Predicament”, i ritmi trattenuti di “Club Banger” (con l’apporto di un irresistibile clarinetto) e la liberatoria “Y so K”. Tutte felici intuizioni che mostrano un’ispirazione sempre vivida e perfettamente messa a fuoco.
I vorticosi intrecci tra la chitarra di Berliner e i cori naif di “In The Sand” si fanno prepotentemente strada in questa foresta multiforme e colorata, e le stramberie sperimentali così White Fence di “Come In Alone” sono capaci all’improvviso di aprirsi in ritornelli rigogliosi. Il gran finale di “Stabilo” suggella un disco che ci fa ritrovare una libertà espressiva tra art rock, psichedelia e new wave che sembrava persa. I Kamikaze Palm Tree si allontanano dal suono più scuro dei suoi predecessori, dimostrandosi maestri nella creazione di canzoni solo apparentemente spigolose e sperimentali. In realtà è la loro abilità nel plasmare a proprio piacimento la materia lo-fi che gli permette di smussare gli angoli più rumorosi e taglienti. Insomma, Mint Chip è un disco che affascina e coinvolge, una delle novità più sorprendenti uscite in questi primi due terzi di 2022. Provate voi a non battere le mani a tempo ascoltando “Y so K”…
TRACKLIST
1. Flamingo 2:10
2. In The Sand 1:39
3. Bongo’s Lament 0:49
4. Predicament 3:10
5. Club Banger 2:20
6. West Side Syncopation 1:19
7. Y so K 2:42
8. Cole’s Milk 1:13
9. Smoke On The Milk, But My War 3:09
10. Mint Chip 1:29
11. Come In Alone 3:13
12. Chariot On Top 1:55
13. The Hit 4:00
14. Stabilo 2:29