Torna il trio avant-jazz scandinavo.
“Defeat” è senza dubbio uno degli album migliori dei Fire!.
Mats Gustafsson (flauto, sax baritono ed elettronica), Johan Berthling (basso) e Andreas Werliin (batteria, lap steel) arrivano con Defeat al quinto album (settimo se contiamo le collaborazioni con Jim O’Rourke e Oren Ambarchi) sotto il nome di Fire!, confermando la bontà della loro idea sonora. Nessuno come loro è riuscito a costruire aerodinamiche navicelle spaziali, riempirle di psichedelia, noise e kraut, e poi farle atterrare dolcemente su un pianeta dove la materia prima è l’improvvisazione jazz. Difficile dire se il combo svedese riesca ad entusiasmare più nella classica formazione a tre, o nella versione allargata Fire! Orchestra dove, insieme ad altre decine di musicisti provenienti dagli universi noise-jazz-improv scandinavi, riescono a lasciarsi andare senza rete nel mescolare e trasformare free jazz, canzoni, noise, kraut-rock in un’estatica orgia di suoni, facendo rivivere a modo loro i mondi solari e fantastici dell’Arkestra di Sun Ra o quelli salvifici della Liberation Music Orchestra di Charlie Haden.
Proprio quando sembravano aver perso un po’ della loro spinta propulsiva dopo il mezzo passo falso del precedente The Hands, i tre sono riusciti a dare una sferzata tanto improvvisa quanto imprevedibile al loro suono, portando Gustafsson a mettere da una parte il suo strumento di riferimento per dedicarsi quasi esclusivamente al flauto, e facendosi accompagnare da una piccola sezione fiati composta dai compagni di avventura nella Fire! Orchestra Goran Kajfes alla tromba e Mats Aleklint al trombone e sousaphone. Nello splendido Instant Opaque Evening a nome The Underflow avevamo già ascoltato Gustafsson suonare il flauto accompagnato da altri due meravigliosi musicisti come David Grubbs e Rob Mazurek, ma sentirlo sbuffare con i Fire! già dalle prime note di Defeat è stata una sensazione quantomeno inaspettata.
L’inizio notturno di “A Random Belt, Rats You Out” è di quelli difficili da dimenticare: flauto circospetto all’inizio ma sempre più aggressivo a mano a mano che le linee di contrabbasso si fanno via via sempre più seducenti e rapide sotto un rotolare di percussioni e piatti. Gustaffson che sibila, sbuffa, bofonchia, esprimendo il suo estatico rapimento anche con la voce, prima che arrivi la piccola sezione fiati ad attorcigliare e distendere sapientemente il suono trasfigurandolo in una marcia trionfale. “Each Millimeter Of The Toad” è divisa in due parti distinte. La prima inizia con il basso ad impartire un ordine che l’elettronica in libera uscita cerca in tutti i modi di turbare prima dell’entrata delle sapienti percussioni di Werliin e del flauto che sbraita, cade, si rialza e accarezza lasciando il passo, nella seconda parte, alla lussureggiante sezione fiati al gran completo, con Gustaffson che torna trionfante al suo strumento principe.
“Defeat (Only Further Apart)” è una lunga marcia introdotta dalle percussioni quasi sudamericane di Werliin su cui basso e fiati innestano un corpo voodoo che ci fa passare in un amen dalle scure brume scandinave alla Louisiana crepuscolare. Si torna nelle nebbiose foreste svedesi con la conclusiva “Alien (To My Feet)” dove le dita di Berthling si abbattono pesanti sulle corde come macigni, Werliin gioca a rimbalzo con le percussioni, e Gustafsson torna al suo sassofono per tirare fuori note lente malinconiche, una sorta di blues macilento, mentre il tempo scorre inesorabile. I passi si susseguono lenti, i nervi sempre tesi, gli anfratti tra gli alberi sempre pericolosi, il flauto appare di nuovo pennellando meraviglie cosmiche, i vocalizzi che ci fanno girare la testa all’indietro, circospetti e sospettosi, brevi colpi sui tamburi, i suoni che si attorcigliano per poi distendersi e fermarsi quasi all’improvviso. Un finale di viaggio malinconico, scuro, lento, affascinante, notturno, emozionale.
I Fire! hanno, per fortuna, abbandonato subito la strada senza uscita di un coinvolgimento rock e doom per andare a riprendersi la loro modernità ripartendo dalle radici primitive. Enorme il carico di adrenalina e la vibrazione che rimane nell’aria anche quando si arriva a destinazione ed il silenzio ci circonda di nuovo. Enorme quanto la consapevolezza che la precisione chirurgica del basso di Berthling, l’eclettismo percussivo di Werliin, e la forza fisica e improvvisativa di un Gustaffson in stato di grazia sono tornati ad essere tra i più incredibili/credibili compagni in questa fantastica avventura che è la musica contemporanea. Non fatevi ingannare dal titolo, questo album è un trionfo.
TRACKLIST
1. A Random Belt. Rats You Out. 9:03
2. Each Millimeter Of The Toad, Part 1 4:52
3. Each Millimeter Of The Toad, Part 2 5:38
4. Defeat (Only Further Apart…) 6:45
5. Alien (To My Feet) 9:57