Esordio solista per Josiah Johnson
L’ex The Head and The Heart ci mostra la bellezza e la magia di una nuova vita
“Stavo vivendo alla grande. Suonavo in una band che amavo ed avevo una relazione con una persona che adoravo. Ad un certo punto tutto è svanito. Inizialmente pensavo che il mio obiettivo fosse quello di riavere tutto indietro. Ma ben presto ho scoperto che mi sbagliavo – di nuovo! “
Parole di Josiah Johnson, membro fondatore dei The Head And The Heart, band indie folk che ha abbandonato cinque anni fa, nel periodo di maggior successo, per intraprendere una dura battaglia contro i suoi demoni e le sue dipendenze. Dopo il trasferimento dall’assolata California allo stato di Washington, gli studi in matematica e la frequentazione del Conor Byrne Pub di Seattle che lo ha portato nel mondo della musica, la sua vita ha iniziato ad andare avanti a velocità vorticosa. Il sold out in un luogo storico come il The Fillmore, le consacrazioni nei festival come Coachella e Lollapalooza, le pressioni della casa discografica. Tra i primi passi fatti con la sua band ed il successo arrivato (forse troppo) repentinamente, il songwriter non ha trovato il tempo per fermarsi e respirare. Il crollo è stata l’inevitabile conseguenza.
Quante volte abbiamo già visto e rivisto questo film. Quante volte abbiamo assistito inermi alla parabola discendente di artisti che non hanno saputo affrontare lo tsunami di un successo arrivato troppo in fretta cercando di tirare su i propri deficitari argini con una soluzione tanto rapida quanto pericolosa: la dipendenza dagli stupefacenti.
Come si può ben immaginare non sono stati anni facili per lui. La forzata uscita dal gruppo, la riabilitazione, il lungo percorso che porta ad una (mai scontata) assunzione di responsabilità. All’inferno e ritorno. Ed il ritorno non poteva trovare sfogo migliore della sua ritrovata anima di musicista. Josiah si è piano piano riappropriato della sua vita, dei suoi sentimenti, del suo talento. Per un po’ ha pensato di smettere con la musica, ma le canzoni continuavano ad accumularsi mentre il suo intenso viaggio personale procedeva verso il recupero. Occorreva una scintilla per farlo uscire dal buco in cui si era esiliato, arrivata sotto forma di uno spettacolo privato a New York City. Ad assisterlo in quel caso è stato il chitarrista e produttore Peter Lalish che dopo lo show gli ha fatto capire quanto buone fossero le sue idee.
A quel punto il più era fatto. Josiah Johnson ha capito definitivamente che le cose potevano andare diversamente e che era arrivato il tempo di rinascere, forte della sua nuova consapevolezza e di un amore profondo per il country ed il folk. Proprio Peter Lalish ha presentato al songwriter alcuni musicisti jazz che gli hanno fornito ulteriori stimoli e una vasta gamma di colori con cui poter dipingere le sue tavolozze sonore. Every Feeling On A Loop è un percorso estremamente personale fatto di 11 canzoni, spesso dalla lunghezza abbondante, dove il musicista non ha paura di esporre la sua vulnerabilità e le sue ferite.
Questo disco è la vittoria umana e musicale del musicista californiano. capace di rivestire a nuovo la tradizione con semplicità, lasciando liberi gli interventi di archi e fiati di librarsi nell’aria limpida di una nuova vita, pur avvertendoci che non è sempre facile alzare la testa, come nella dolcezza ottimistica dell’opener “False Alarms”: “Don’t let your mind get stuck in that game. In the times when it goes the wrong way. We will get hurt and we will make mistakes”.
Visto che non è più tempo di nascondersi ma è arrivato il momento di affrontare la vita a testa alta, “Woman In A Man’s Life” è perfetta per mostrare con estrema delicatezza e sensibilità l’avvenuta consapevolezza della propria bisessualità: “It breaks my heart how long I wait. I’m a woman in a man’s life”. All’interno dell’atmosfera distesa e soleggiata di “Nobody Knows” ci sono espliciti inviti ad avere il coraggio di uscire dall’ombra evitando il sentiero sbagliato: “If nobody knows the trouble you’re in, stop hiding.“
E se “I Wish I Had” è presa magistralmente per mano dai fiati, “Rise Up” è un lungo e profondo flusso di coscienza che parte con chitarra e violoncello per poi inerpicarsi su un sentiero verso il cielo, condotto con maestria dalla sua voce baritonale accompagnata dai cori di Aviva le Fey e Lindsay Giles. Cambiano le modalità nel mare dell’elettronica glitch di “Waiting On You”, increspato da sapienti intrusioni di piano e tromba. Invocazione dolente a non restare chiusi in noi stessi: “Get out from your sickness and breathe. Remember, you don’t have to be alone.”
E che dire della meraviglia intitolata “Hey Kid”? Dialogo immaginario con la versione giovane di se stesso, cui implora di non commettere gli stessi errori: “Hey kid, you were doing alright. Except when you bought what you were sold. Hey kid, come back to the light. Don’t leave yourself out in the cold”. Un brano di rara emozione impreziosito stavolta dal violino di Olivier Manchon. A questo punto la componente emotiva è talmente satura che possiamo sicuramente perdonare al musicista di Seattle le atmosfere più distese e convenzionali di “Same Old Brick” (prodotta e suonata a quattro mani con Matt Gervais della sua vecchia band) e “World’s Not Gonna End”, separate dal piccolo e delicato cameo della nonna di Johnson. Il finale di “Solve Problems” è capace, in soli due minuti, di riassumere tutta la semplicità, la delicatezza e il ritrovato amore per la vita di un’artista capace di girare pagina trovando una nuova e scintillante dimensione artistica.
Ci vuole tutto il coraggio possibile per chiedere l’aiuto altrui e rialzare orgogliosamente la testa. Josiah Johnson lo ha fatto mettendo il suo talento compositivo al servizio di semplicità, amore e passione, marchiando a fuoco nei solchi la gioia e la malinconia della sua redenzione.
Every feeling on a loop. That’s the cord between me and you.
(da “Hey Kid”)
TRACKLIST
1. False Alarms 6:18
2. Woman In A Man’s Life 4:42
3. Nobody Knows 3:52
4. I Wish I Had 4:45
5. Rise Up 7:03
6. I Had A Choice 5:30
7. Waiting On You 5:14
8. Hey Kid 6:21
9. Same Old Brick 5:16
10. Grandma 0:34
11. World’s Not Gonna End 3:27
12. Solve Problems 2:18