Terzo lavoro per gli scozzesi Modern Studies
The Weight Of The Sun è l’album della maturità del quartetto folk-rock
Dalla contea scozzese del Perthshire a quella del Lancashire, nord-ovest dell’Inghilterra, passando per Glasgow. In queste coordinate geografiche si muove lentamente il folk-rock pieno di riferimenti kosmische del un quartetto chiamato Modern Studies, che con The Weight Of The Sun giunge ad un ideale lavoro della maturità dopo aver affilato le proprie armi con i precedenti Swell To Great (2016) e Welcome Strangers (2018). La band è formata da Emily Scott (voce, organo, piano, contrabbasso, violino, synths), Rob St. John (voce, chitarra, synths, harmonium, autoharp), Pete Harvey (basso, tastiere, violino, violoncello, theremin) e Joe Smillie (batteria, percussioni, mellotron, cori), con i primi due a tracciare la traiettoria ideale del percorso del quartetto con le loro voci sovrapposte ed il celestiale songwriting. Uno come Tim Burgess li ha definiti come “Il punto esatto in cui i Fairport Convention incontrano Jim O’Rourke in una lontana stazione ferroviaria scozzese” ed è riuscito miracolosamente a non andare affatto lontano dalla realtà.
Il disco è stato registrato negli studi Pumpkinfield di Pete Harvey nel Perthshire e riesce perfettamente ad assorbire gli umori e gli odori della campagna scozzese. Paesaggi bucolici, elementi naturali, intimità inquieta, distanza, tramonti, luce lunare, tutto questo e molto altro è stato dosato da questi sapienti alchimisti in 12 brani dove troviamo non solo un perfetto equilibrio tra folk, rock e pop, ma anche calibrati field recordings e vaporosi arrangiamenti psichedelici. L’album si apre con gli arpeggi lievi di “Photograph” su cui la Scott e St. John iniziano a sovrapporre le loro linee vocali mentre gli arrangiamenti in sottofondo si fanno sempre più ricchi e diversificati, come una mareggiata in continuo e lento movimento. La struttura folk delle due voci (cristallina quella di Emily, baritonale quella di Rob) si stempera nella seguente “Run For Cover” che insieme al singolo “Heavy Water” sono i numeri più prettamente “easy” dell’album. “Corridors” riporta i Modern Studies sul versante cosmico, con le voci a farsi largo tra una delicata fioritura di piano e archi e il loro lato più psichedelico a mostrarsi con alcune irregolari sferzate di chitarra capaci di squarciare momentaneamente un velo di pacata armonia.
A colpire, in questa nuova versione dei Modern Studies, sono gli arrangiamenti, sofisticati ma mai pesanti. E se all’inizio il raddoppiare e sovrapporre le voci può sembrare una pratica straniante ai non avvezzi alle produzioni della band, dopo ripetuti ascolti è una modalità che diventa sempre più imprescindibile.“Signs Of Use” è uno dei brani migliori con i suoi momenti di stasi, la batteria che sembra in secondo piano ma che è sempre capace di far sobbalzare, le voci che si inseguono, i cori paradisiaci ed evocativi, ed uno stacco di archi e fiati a metà brano semplicemente straordinario. Scott e St. John si sono incontrati per la prima volta 15 anni fa, e nonostante la loro sia una relazione musicale a distanza, c’è una vicinanza ed un’unità di intenti molto profonda.
L’irresistibile linea di basso di “Brother” è innervata da un flauto e dalle percussioni di Smillie che la rendono (quasi) una versione più accessibile del funk in salsa kraut dei Cave. Il colore blu che troviamo negli estremi dello splendido artwork disegnato dall’artista scozzese Vivien McDermid è messo in musica da St. John nella traccia “d’attacco” “The Blue Of Distance”.
“Ho trovato la frase, ‘The Blue of Distance’, nel libro ‘Field Guide to Getting Lost’ della scrittrice statunitense Rebecca Solnit,” ha detto St. John “Lei ha scritto, ‘Il mondo è blu nei suoi confini e nelle sue profondità. Questo blu è la luce che si è persa. Per molti anni il blu al limite estremo di ciò che si può vedere mi ha fatto commuovere, quel colore di orizzonti, di catene montuose remote, di qualsiasi cosa lontana. Il colore di quella distanza è il colore di un’emozione, il colore della solitudine e del desiderio, il colore di lì visto da qui, il colore di dove non sei. E il colore di dove non puoi mai andare.’. Ho scritto il brano a casa, mentre mia figlia dormiva al piano di sopra, la finestra era aperta e il sole estivo si nascondeva dietro le colline facendo muovere la luce del tramonto.”
Queste ombre e forme in movimento hanno influenzato molto i Modern Studies nella composizione del nuovo disco. Il cielo e l’oceano, l’intensità dei colori e le suggestioni oniriche permeano la più introspettiva “Back To The City”. E se “Jacqueline” è un numero dream-pop alla Beach House, “Spaces” increspa le acque in superficie grazie ad un bel pianoforte e ad un abile lavoro percussivo su cui le irresistibili armonie vocali di Emily Scott e Rob St. John si rincorrono facendoci vibrare e lanciandoci in un paesaggio senza tempo. I testi sempre emotivi ed evocativi, parlano di un’intimità tormentata così attuale in questo periodo di insicurezza derivato dalla pandemia. Ma è un inquietudine che si stempera nei colori dei paesaggi, dell’acqua, del cielo, del tramonto e delle forme che la luce assume in certi momenti della giornata.
A proposito di forme di luce, l’ultima traccia, che si chiama proprio “Shape Of Light”, è capace di sublimare in 4 minuti di atmosfere affascinanti ed ipnotiche un album capace di esplorare il songwriting più classico, riuscendo allo stesso tempo a sperimentare in profondità. È proprio qui che troviamo la magia dei Modern Studies, nel riuscire ad evocare quei momenti della giornata, quei colori che l’orizzonte sa assumere, quelle pieghe inquiete della mente. Il quartetto riesce ad uscire dalle linee rette del classico songwriting inserendo con sicurezza mille dettagli e sfaccettature impressioniste nella loro scrittura. Tutto questo probabilmente non basterà per farsi apprezzare dal grande pubblico ma sicuramente sarà abbastanza per chi, come noi, ama farsi scaldare il cuore da queste piccole grandi magie senza tempo.
TRACKLIST
1. Photograph 4:17
2. Run For Cover 3:33
3. Heavy Water 3:19
4. She 3:08
5. Corridors 3:21
6. Signs Of Use 5:20
7. Brother 4:33
8. The Blue Of Distance 3:38
9. Back To The City 3:25
10. Jacqueline 3:04
11. Spaces 4:12
12. Shape Of Light 4:11