Moor Mother ha annunciato un nuovo album sulle atrocità del colonialismo britannico
“The Great Bailout” verrà pubblicato l’8 marzo dalla Anti-
Photo Cover: Ebru Yildiz
Lei è una delle artiste più dotate, talentuose, libere e coraggiose del panorama musicale attuale. Poetessa, attivista, musicista, Camae Ayewa in arte Moor Mother è in grado di celebrare la cultura afroamericana e di esplorarne le radici. Lei è stata sempre capace, come nell’ultimo, splendido Jazz Codes che mi ha affascinato nel 2022, di dipingere affreschi sonori capaci di incantare, di sorprendere, ricordando il passato e proiettandosi nel futuro, superando ogni divisione, e sperando (temo invano) che questa o le prossime generazioni siano in grado di avere più impegno civile e di non avere alcun tipo di preconcetto.
Moor Mother ha annunciato il suo ritorno, seguendo sempre la sua scia di poesia verbale e sonora. Solo lasciando che Moor Mother e i suoi collaboratori – Lonnie Holley, Mary Lattimore, Alya Al Sultani, Kyle Kidd e altri – facciano da guida.
In uscita l’8 marzo, The Great Bailout è il suo nono album in studio ,il terzo con la Anti- Records, con contributi alla produzione di vari brani da parte di Mary Lattimore, Lonnie Holley, Vijay Ayer, Angel Bat Dawid, Sistazz of the Nitty Gritty, Aaron Dilloway e altri. La musica di Ayewa contiene una moltitudine di strumenti, voci e cacofonie che affrontano temi di afrofuturismo e memoria collettiva senza mai dimenticare i precursori del jazz, dell’hip hop e della poesia beat.
“La ricerca è una parte importante del mio lavoro, e la ricerca sulla storia – in particolare sulla storia, la filosofia e il passato dell’Africa – è un interesse fondamentale”, ha detto Moor Mother a proposito del suo nuovo lavoro, incentrato sugli effetti del colonialismo britannico. “L’Europa e l’Africa hanno una relazione molto intima e brutale nel corso del tempo. Mi interessa esplorare questo rapporto di colonialismo e liberazione, in questo caso in Gran Bretagna”.
La straordinaria bellezza e l’orrore evocati nel primo estratto dal nuovo album sono contemporaneamente sogno e incubo traumatico. “Guilty”, che potete ascoltare qui sotto, è stupefacente per la forza e la tenerezza con cui ci invita a soffermarci sul nostro viaggio per affrontare non solo la complicità della Gran Bretagna nella schiavitù e le sue conseguenze, ma anche la sua stessa nascita come ambiente culturale e formazione socio-politica.
“Lo sfruttamento e i suoi effetti non sono discussi a sufficienza”, afferma Moor Mother. “Lo stress post-traumatico derivante dallo spopolamento dovrebbe essere al centro dell’attenzione, e mentre abbiamo l’opportunità di conoscere le cose che accadono nel mondo, abbiamo anche l’opportunità di conoscere noi stessi. Abbiamo subito tanti atti diversi di violenza sistematica”.
Qual è dunque il percorso che siamo invitati a compiere? Lo sfondo è costituito da due leggi del Parlamento: la legge sull’abolizione della schiavitù del 1833, che stabiliva un periodo di “apprendistato” di quattro anni durante il quale gli schiavi dei Caraibi britannici sarebbero passati dalla condizione di “schiavi” a quella di liberi. E la legge sull’abolizione della schiavitù del 1835 – un credito che permise al governo britannico di prendere in prestito 20 milioni di sterline (circa 17 miliardi di sterline di oggi) con cui “risarcire” 46.000 proprietari di schiavi che stavano perdendo la loro “proprietà” a causa dell’abolizione legale della schiavitù. Un prestito che fu uno dei più grandi della storia. Un prestito che equivaleva al 40% delle entrate annuali del Tesoro. Un prestito che è stato finalmente estinto solo nel 2015. Un prestito che tutti i contribuenti del Regno Unito hanno contribuito ad estinguere, il che significa che anche tutti i discendenti degli schiavi di un tempo, compresa la cosiddetta Windrush Generation, hanno contribuito a estinguere.
L’invito che ci fanno Moor Mother e i suoi collaboratori è quello di andare a vedere, a sentire, a vedere Londra e Liverpool per la prima volta anche se sarebbe la milionesima. Di venire per conoscere la sua provenienza e il suo fascino, dissipando la nebbia sui nostri occhi e sul nostro cuore, come se la famosa nebbia londinese fosse stata diradata dal richiamo di Moor Mother. Questo è quello che è The Great Bailout: una chiamata alla conoscenza attraverso una scena sonora che non ha paura di guardare negli occhi un’eredità violenta.
Qui sotto trovi l’artwork e la tracklist del nuovo album
The Great Bailout è già disponibile per il pre-order a questo link.
1. Guilty (feat: Lonnie Holley & Raia Was)
2. All The Money (feat: Alya Al Sultani)
3. God Save The Queen (feat: Justmadnice)
4. Compensated Emancipation (feat: Kyle Kidd)
5. Death By Longitude
6. My Souls Been Anchored
7. Liverpool Wins (feat: Kyle Kidd)
8. South Sea (feat: Sistazz of The Nitty Gritty)
9. Spem In Alium