Timeline è una rubrica (quasi) giornaliera che ci ricorda cosa è successo oggi nella storia della musica.
cover: Lou Reed 1989 (photo: Frans Schellekens/Redferns)
1951 - K. K. Downing
Nasce a West Bromwich, Inghilterra, Kenneth Keith Downing Jr., più conosciuto come K.K. Downing. È stato cofondatore con il bassista Ian Hill dei Judas Priest. Assieme a Glenn Tipton ha formato una delle prime grandi coppie di chitarristi metal che si alternano nelle parti ritmiche e soliste. Compositore dotato di una certa duttilità, è il principale autore assieme a Tipton e Rob Halford di quasi tutti i pezzi del gruppo. Il 20 aprile 2011 ha lasciato la band per una rottura dal punto di vista professionale tra lui, gli altri elementi della band e il management. Nel 2020 ha fondato i KK’s Priest, per rendere omaggio al suo passato e proseguire la propria carriera.
1957 - The Crickets
Con “That’ll Be The Day”, i The Crickets si piazzano per ben tre settimane in vetta alla classifica dei singoli del Regno Unito. Fu anche un successo anche negli Stati Uniti, dove arrivò al N°3 vendendo oltre un milione di copie. La canzone fu ispirata da una serata trascorsa al cinema da Buddy Holly, Jerry Allison e Sonny Curtis nel giugno 1956. Stavano proiettando il film di John Wayne “Sentieri Selvaggi” e il tormentone “that’ll be the day”, spesso usato da un Wayne stanco del mondo, ispirò i giovani musicisti.
1966 - Four Tops
Il quartetto vocale statunitense Four Tops raggiunge la posizione N°1 della classifica britannica dei singoli con “Reach Out I’ll Be There”. L’unico numero uno del gruppo nel Regno Unito. I Four Tops furono uno dei gruppi che aiutarono a definire il riconoscibile stile musicale della Motown degli anni Sessanta. Insieme a The Miracles, The Marvelettes, Martha and the Vandellas, The Temptations, e The Supremes, i Four Tops erano soprattutto famosi dato che il cantante, Stubbs, era un baritono, mentre la maggior parte degli altri gruppi avevano un tenore. La canzone, scritta e prodotta dal principale team produttivo della Motown Holland-Dozier-Holland, fu uno dei maggiori successi degli anni sessanta dell’etichetta discografica, ed è sicuramente il brano più celebre del quartetto statunitense. La canzone nel corso dei periodi successivi è stata registrata numerose volte. La prima cover, ad opera del cantante giamaicano Derrick Harriott, fu pubblicata appena una settimana dopo l’originale. La cover di maggior successo però fu quella registrata da Diana Ross nel 1971 ed inclusa nel suo album Surrender. Cover successive del brano includono le versioni registrate da Gloria Gaynor, Narada Michael Walden, gli Snuff, Michael Bolton, Michael McDonald, Bill Cosby, Richie Kotzen, Boyz II Men.
1967 - Scott Weiland
Nasce a San Jose, California, Scott Weiland. È stato il cantante degli Stone Temple Pilots e negli anni duemila del supergruppo Velvet Revolver. Pochi anni prima della morte aveva fondato gli Scott Weiland and the Wildabouts. All’età di cinque anni si è trasferito a Chagrin Falls, nello Stato dell’Ohio. Una volta adolescente ha lasciato il liceo per ritornare in California. Scott soffriva di un disturbo bipolare, e nel corso degli anni è stato più volte arrestato per abuso di sostanze stupefacenti. Nel 2003, proprio il giorno del suo compleanno, è stato arrestato a Hollywood dopo essere stato coinvolto in un incidente stradale. È stato accusato di guida sotto l’effetto di droghe e alcol, ma queste accuse sono state successivamente archiviate dopo che il cantante ha completato con successo la riabilitazione e si è sottoposto a successivi test antidroga. La sera del 3 dicembre 2015 Weiland è stato trovato senza vita nel suo tour bus in Minnesota, dove si era recato per un concerto. L’autopsia ha appurato che la causa della morte è stata un’overdose causata da un mix di alcool e droghe.
1975 - Bruce Springsteen
Dopo aver pubblicato l’album Born To Run, Bruce Springsteen ha il raro onore di finire contemporaneamente sulle copertine delle riviste Time e Newsweek negli Stati Uniti.
1980 - Steve Peregrin Took
Muore a Londra Stephen Ross Porter, più conosciuto con il nome di Steve Peregrin Took. Batterista nei primi tre album dei Tyrannosaurus Rex, lasciò Marc Bolan un anno prima del successo della band. Dopo aver partecipato alla prima incarnazione dei Pink Fairies, andò a formare gli Shagrat dove cantava e suonava la chitarra. La morte avvenne al 14 di Clydesdale House, 255 Westbourne Park Road, Notting Hill, Londra, all’età di 31 anni, nell’appartamento che condivideva con la compagna Valerie “Sam” Billiet e la sua giovane figlia. In seguito all’intervento del suo manager, gli arrivavano regolarmente gli assegni per i diritti d’autore per le uscite americane del singolo dei Tyrannosaurus Rex “Blue Thumb” e Took ne aveva ricevuto uno quella settimana. Il giorno prima della sua morte, Took acquistò morfina e funghi allucinogeni per sé e Billiet, e la sera prima di morire entrambi si iniettarono la morfina. Il certificato di morte di Took riporta come causa del decesso l’asfissia dopo l’inalazione di un cocktail di ciliegie al maraschino. Le droghe non sono state indicate come un fattore che ha contribuito al decesso anche se la morte di Took è spesso indicata come un “effetto collaterale da droga”. Fu sepolto nel cimitero londinese di Kensal Green.
1980 - Mark David Chapman-John Lennon
Mark David Chapman compra una Calibro 38 Special cinque colpi per 169 dollari. Poco più di sei settimane dopo, avrebbe usato la pistola per uccidere John Lennon fuori dal suo appartamento di New York.
1989 - Adam Clayton
Adam Clayton, bassista degli U2, viene condannato da un tribunale di Dublino per guida in stato di ebbrezza dopo essere stato trovato alla guida due volte oltre il limite legale. È stato multato di 500 sterline e gli è stato vietato di guidare per un anno.
2006 - Amy Winehouse
Amy Winehouse pubblica Back To Black, il suo secondo e ultimo album in studio. Trainato dalle hit di successo “Rehab”, “You Know I’m No Good”, “Back To Black”, “Tears Dry On Their Own” e “Love Is A Losing Game”, è stato acclamato dalla critica musicale, che, oltre ad elogiare la produzione di Mark Ronson e Salaam Remi, si è soffermata nell’apprezzare la scrittura e lo stile di canto emotivo della Winehouse. Alla 50ª edizione dei Grammy Awards, Back To Black ha trionfato nella categoria miglior album pop vocale ma è stato anche nominato nell’ambita categoria album dell’anno. Durante la stessa cerimonia, la cantante ha vinto quattro premi aggiuntivi il che l’ha portata a divenire la seconda artista più premiata in una singola edizione, record condiviso con altre cinque colleghe. Inoltre, il disco è stato anche candidato ai BRIT Awards 2007 come album britannico dell’anno ed è anche stato selezionato in lizza per il prestigioso Mercury Prize nello stesso anno. Con una vendita di 3.58 milioni di copie solo nel Regno Unito, può vantarsi del titolo di secondo album più venduto nel Paese nel XXI secolo e il tredicesimo in assoluto sempre in territorio britannico. Fino al 2013, l’album ha venduto oltre 20 milioni di copie in tutto il mondo.
2012 - Terry Callier
Terry Callier muore a Chicago a soli 67 anni dopo una lunga battaglia contro il cancro. re al fegato. Nato nel North Side di Chicago, Illinois, e cresciuto nella zona residenziale di Cabrini-Green, Callier è amico d’infanzia di Curtis Mayfield, Major Lance e Jerry Butler e inizia a cantare in gruppi doo-wop durante l’adolescenza. Nel 1962 partecipa a un’audizione presso la Chess Records, dove incide il suo singolo di debutto, “Look at Me Now”. Contemporaneamente alla frequentazione del college, inizia a esibirsi nei folk club e nei caffè di Chicago, venendo fortemente influenzato dalla musica di John Coltrane. In questo periodo si esibisce brevemente in duo con David Crosby a Chicago e a New York. Il suo esordio discografico sarebbe uscito nel 1965 con uno straordinario lavoro acustico a cavallo tra folk, blues e soul intitolato The New Folk Sound Of Terry Callier, ma incredibilmente, il produttore Samuel Charters della Prestige sparisce in Messico portando con se i masters. L’album verrà pubblicato fuori tempo massimo, nel 1968. Terry allora torna a Chicago, e registra alcuni demo per la Chess Records che verranno pubblicati solo nel 1998 in una raccolta intitolata First Light: Chicago 1969-71. Insieme a Larry Wade continua a scrivere materiale per la Chess e per la sua etichetta sussidiaria Cadet con cui firma finalmente un contratto. Seguono tre album acclamati dalla critica ma di scarso successo commerciale, prodotti da Charles Stepney: Occasional Rain (1972), What Color Is Love (1972) e I Just Can’t Help Myself (1973). La Cadet e l’etichetta madre Chess furono vendute nel 1976 e Callier fu abbandonato dall’etichetta. Dopo due album per la Elektra, Callier ha continuato a esibirsi e a fare tournée fino al 1983, quando ha ottenuto la custodia della figlia e si è ritirato dalla musica per prendere lezioni di programmazione informatica, ottenendo un lavoro all’Università di Chicago e tornando al college durante la sera per conseguire una laurea in sociologia. Riemerge dall’oscurità alla fine degli anni Ottanta, quando i DJ inglesi scoprono le sue vecchie registrazioni e iniziano a suonare le sue canzoni nei club. Eddie Piller, direttore della Acid Jazz Records, ristampa una registrazione poco conosciuta di Callier del 1983, “I Don’t Want to See Myself (Without You)”, e lo porta a suonare nei club britannici. Dal 1991 iniziò a fare viaggi regolari per suonare concerti durante le sue vacanze dal lavoro. Alla fine degli anni ’90 Callier iniziò il suo ritorno alla musica registrata, collaborando con gli Urban Species e contribuendo all’EP Best Bit di Beth Orton nel 1997, prima di pubblicare l’album TimePeace nel 1998, che vinse il premio Time For Peace delle Nazioni Unite per l’eccezionale risultato artistico che contribuisce alla pace nel mondo. I suoi colleghi dell’Università di Chicago non conoscevano la vita di Callier come musicista, ma dopo il premio la notizia della sua attività di musicista è diventata di dominio pubblico e ha portato al suo allontanamento dall’Università.
2013 - Lou Reed
Lou Reed muore all’età di 71 anni a Southampton, Long Island, NY, vicino ai suoi cari e alla moglie Laurie Anderson. Reed soffriva dagli anni ’70 di epatite C, contratta iniettandosi eroina con una siringa infetta, e negli anni 2000 si ammalò di cirrosi epatica, diabete e infine di tumore al fegato. A causa dell’insufficienza epatica, nel maggio 2013 Reed si sottopose ad un trapianto di fegato. Solo un mese dopo però venne di nuovo ricoverato d’urgenza in un ospedale di Long Island, a New York, il Southampton Hospital, per un’acuta forma di disidratazione. Parve riprendersi ma verso ottobre l’artista si dovette nuovamente ricoverare in una clinica a Cleveland in Ohio per complicazioni post trapianto e riaggravamento dell’epatite C e del tumore. Constatata la gravità della sua situazione, i medici acconsentirono a lasciarlo tornare a casa, essendo stato il trapianto l'”ultima opzione”, come dissero i medici. Le sue ultime parole furono “domani sarò fumo”. il certificato di morte riportò come causa ufficiale “malattia epatica e complicazioni del trapianto di fegato”. Gigante del rock, cantore al contempo crudo e ironico dei bassifondi metropolitani, dell’ambiguità umana, dei torbidi abissi della droga e della deviazione sessuale, ma anche della complessità delle relazioni di coppia e dello spleen esistenziale, Lou ha finito con l’incarnare lo stereotipo dell’Angelo del male, immagine con cui ha riempito i media per oltre tre decenni divenendo una delle figure più influenti della musica e del costume contemporanei.