Un piccolo spazio per riscoprire grandi cose
L’album di esordio degli Squirrel Bait ha dato l’avvio ad una stagione memorabile per il rock americano
In questi giorni dove non ci muoviamo da casa se non per le necessità imprescindibili e in cui si alternano preoccupazione e speranza per questo nemico silenzioso che sembra essere ovunque intorno a noi, abbiamo però una grande opportunità. Sono giorni difficili, e speriamo irripetibili, ma che proprio per questo in qualche modo non vanno sprecati. Abbiamo l’opportunità di poterci riprendere in parte quel tempo che spesso ci è stato negato dai ritmi nevrotici della nostra quotidianità. In particolare abbiamo anche la possibilità di riscoprire e riascoltare meraviglie che da tempo non accarezzano i nostri padiglioni auricolari. Non possiamo prevedere quanto durerà questa situazione, per quanto tempo saremo costretti ad agire prevalentemente all’interno delle mura domestiche. La speranza che questi giorni possano essere il meno possibile mi ha convinto a mettere gli episodi di questa nuova rubrica chiamata Music Room in una semplice doppia cifra. Giornalmente su queste pagine ci sarà un’artista, un gruppo, una canzone, un’emozione da riscoprire, per combattere la noia e la paura con la bellezza. Cerchiamo di agire in maniera consapevole, restiamo a casa.
#andràtuttobene #iorestoacasa
Può un disco di una band rimasta insieme per lo spazio di un amen risultare incredibilmente importante per un intera decade di musica? Incredibilmente si, anche se il disco dal punto di vista strettamente musicale l’esordio degli Squirrel Bait non è stato così deflagrante come, ad esempio, Spiderland degli Slint. Ma questa band è entrata nella leggenda perché dal loro scioglimento si sono formate alcune tra le band più importanti del rock alternativo americano degli anni ’90.

Gli Squirrel Bait, apparentemente, sono stati semplicemente una delle tante band hardcore dell’epoca. Un solo EP ed un solo album all’attivo, ma in realtà sono entrati nella leggenda perché dal loro scioglimento si sono formate alcune tra le band più importanti del rock alternativo americano degli anni ’90. Il gruppo nacque nel 1983 con il nome di Squirrelbait Youth, composto da tre amici che frequentavano la stessa scuola superiore, David Grubbs alla chitarra e voce, Clark Johnson al basso e Rich Schuler alla batteria. Realizzarono due demo, il secondo già vedeva un paio di cambi con la formazione che prevedeva Peter Searcy alla voce e Britt Walford alla batteria.

Il tempo di alcuni concerti per avere l’innesto di Brian McMahan come seconda chitarra e Ben Daughtry al posto di Walford dietro ai tamburi. La possibilità data al quintetto di aprire i live di Hüsker Dü, Naked Raygun e Big Black, fu importantissima. Proprio la considerazione di Steve Albini per la band gli aprì le porte della Homestead Records. Un EP eponimo nel 1985 e la pubblicazione del loro unico lavoro sulla lunga (si fa per dire) distanza intitolato Skag Heaven. Questo disco è un ponte ideale tra un’urgenza punk controllata in modo tanto rumoroso quanto melodico, e una forma rock più adulta che tenderà ad oltrepassare gli schemi dello stesso genere musicale. 10 brani per un totale di appena 25 minuti e 46 secondi di foga ora trattenuta ora lasciata a briglie sciolte che sarà fondamentale per le esperienze future dei giovanissimi componenti del gruppo.
David Grubbs ha scritto quasi tutte le tracce del disco, sia musica che testi, ad eccezione di “Too Close To The Fire”, l’unica canzone scritta dal cantante Peter Searcy. La band aveva anche registrato di nuovo una versione della loro “Black Light Poster Child”, che appariva originariamente in uno dei primi demo che vedeva Britt Walford alla batteria. La versione contenuta in Skag Heaven aveva un testo completamente cambiato. La quasi interamente strumentale “Rose Island Road” prende il nome da una tortuosa strada di campagna che aveva un grande valore sentimentale per i componenti degli Squirrel Bait e per i loro amici. Sulla stessa strada Brian McMahan posizionerà una macchina che verrà immortalata in bianco e nero per il primo EP della sua nuova band: gli Slint. La chiusura dell’album è affidata ad una cover di Phil Ochs: “Tape To California”. David Grubbs con i Bastro registrerà di nuovo una cover di Phil Ochs.
Dopo l’uscita del disco, si acuirono le tensioni tra i membri del gruppo su come far progredire il suono della band e questo portò all’inevitabile scioglimento avvenuto nel 1988. Fa impressione vedere il percorso dei singoli musicisti dopo lo scioglimento del gruppo. Il chitarrista Brian McMahan andrà a formare gli Slint insieme all’ex batterista dei Bait, Britt Walford, mentre l’altro chitarrista David Grubbs formerà prima i Bastro, poi i Bitch Magnet ed infine i Gastr Del Sol insieme a Jim O’Rourke.