L’attesa è finita!!!! E’ un onore ed un piacere per me riaprire i battenti per una nuova stagione di radiorock.to, e non una stagione qualunque, ma la decima!!! Un compleanno speciale e prestigioso!! Andando avanti nel corso dell’anno sveleremo più particolari di come sarà lo sviluppo di questa importante stagione, dalla parte prettamente musicale fino al restyling del nostro sito web. Intanto do il bentrovato a tutti voi radiorockers, Siamo pronti ad offrirvi un prodotto di qualità sperando di ampliare sempre più il nostro bacino di utenza, ma soprattutto l’obiettivo è quello di divertirci e divertirvi condividendo la nostra passione, musica e contenuti, registrando podcast e rubriche e scrivendo blog diversi e diversificati che, ne sono certo, incontreranno i gusti di tutti.
Il pop è una cosa seria, una nobile arte, non è da tutti riuscire a farlo con gusto e sensibilità senza scadere nel banale, i francesi PHOENIX sono stati a mio modo di vedere perfetti nella scrittura di trascinanti melodie pop, soprattutto nell’album di esordio United, famoso per la presenza del noto singolo a cui però ho sempre preferito la deliziosa Too Young che apre il podcast. Si va avanti con una delle novità più interessanti e coinvolgenti di questo 2015, l’album di esordio di un trio formato ad Atlanta, Georgia sette anni fa, dal cantante Franklin James Fisher, dal chitarrista Lee Tesche e dal bassista Ryan Mahan, gli ALGIERS. In realtà i tre si dividono diversi altri strumenti ed infilano nelle 11 tracce del disco una serie di suoni estremamente interessanti tra battiti di mani e chitarre sferzanti, tra un ipnotico e scuro ritmo industrial ed un incedere vocale gospel, tra un impianto new wave e la voce soul dello splendido Fisher. Un esordio da ascoltare tutto di un fiato, Irony. Utility. Pretext. è perfetto manifesto degli intenti artistici della band.
Il primo podcast di una stagione così importante come la decima non si poteva sbagliare, ho voluto andare sul sicuro prima con uno dei capolavori usciti nel 1979, un album chiamato 154 ed inciso dai britannici WIRE, un lavoro scuro con cui il gruppo capitanato da Colin Newman e Graham Lewis (i due principali compositori) si lasciano definitivamente alle spalle il punk per un sound intellettuale, glaciale, moderno, ispirato in parte dal lavoro di Brian Eno, ma estremamente personale e drammatico. L’incipit dell’album, la trascinante I Should Have Known Better ne è una perfetta dimostrazione. E se con i Wire sono andato sul sicuro, con un super-ultra-classico blues/hard rock come Since I’ve Been Loving You dal terzo album dei Led Zeppelin, è davvero impossibile sbagliare. Un brano che a distanza di ben 45 anni continua ad emozionare. Henry Rollins è sempre stato un trascinatore, una forza della natura, sia con i Black Flag, sia con la sua lunga e fortunata carriera solista. The End Of Silence è stato sicuramente uno degli apici creativi, della sua Rollins Band: stavolta il bersaglio delle sue feroci invettive sono i gangster di strada, visto che l’album è stato registrato dopo l’omicidio del suo migliore amico Joe Cole avvenuto proprio davanti a lui. Rollins urla disperato ed energico, furente ma vinto, seguito a ruota dalla dilaniante chitarra di Chris Haskett che lo accompagna durante gli otto splendidi minuti di una travolgente Almost Real.
Un modo completamente diverso di sputare feroci invettive contro tutti, è quello scelto dal duo punk-hop di Nottingham chiamato Sleaford Mods. I due già erano entrati di diritto non solo nella mia playlist 2014 ma anche in quella di molte riviste e webzine specializzate con lo splendido Divide And Exit. Nel corso del 2015 non solo Jason Williamson e Andy Fearn hanno partecipato ad alcuni tra i più prestigiosi festival britannici inclusi il British Summer Time a Hyde Park ed il Glastonbury Festival, ma hanno anche dato alle stampe un nuovo lavoro chiamato Key Markets. Un album di cui sicuramente scriverò la recensione molto presto e che con ogni probabilità risulta anche più variegato e bello del precedente, pur non spostando di una virgola il loro suono. Dal vivo poi sono ancora più divertenti, con Williamson che si danna, sbraita, inveisce, urla con il suo accento improponibile del nord dell’inghilterra; e più lui sbraita e si avvita su se stesso, più il suo compare se la sghignazza bevendo birra e semplicemente facendo partire e stoppando le sue basi sul laptop. Le ire del duo sono rivolte stavolta soprattutto verso la classe politica, e i testi sboccati e cattivi danzano sulle basi ora scalmanate, ora scure, ora quasi dance, ora a sfiorare il dub. Face To Faces è una delle cavalcate più imbizzarrite e trascinanti dell’album. E loro (pur non essendolo musicalmente) hanno una vera attitudine punk! I JOSEF K di Paul Haig da Enimburgo hanno ballato per una sola stagione, ma è stata una stagione memorabile trascorsa passando dal post punk all’indie rock con una leggerezza ed un’ironia profondamente Scottish. Bello riascoltare Sorry For Laughing dal loro unico album in studio (successivamente ci saranno solo ristampe e compilazioni) chiamato The Only Fun In Town. Non c’è nulla da dire su LOU REED, se non che ci manca davvero molto,New York è stato tra i suoi migliori 5 album in studio, e There Is No Time è un boogie sempre da brividi. Era tanto che non riascoltavo i THE VAN PELT di Chris Leo, chitarrista/cantante mai troppo fortunato con le sue band sia con gli stessi Van Pelt che con The Lapse e Vague Angels. Eppure il ragazzo aveva un gran bel talento il ragazzo nello scrivere canzoni di perfetto indie rock come questa Nanzen Kills A Cat tratta dal migliore dei due album in studio della band intitolato Sultans Of Sentiment.
Sui C’MON TIGRE già ci siamo soffermati altre volte, collettivo mutante la cui anima è formata da due musicisti (presumibilmente italiani) la cui identità non è mai stata svelata. Un calderone di suoni mediterranei, tra italia, europa balcanica e africa, mescolati con cura e perizia. A World Of Wonder svela davvero il loro mondo intriso di meraviglia, e noi incrociamo le dita sperando possano continuare così anche in futuro. L’unione sul palco degli sposini Andreas Werliin e Mariam Wallentin con il nome di WILDBIRDS & PEACEDRUMS, ha sempre dato i suoi frutti, il folk/jazz/blues ritmico e ridotto all’osso dei due mi ha sempre conquistato. E mentre pensavo che i due fossero tropo presi dai loro progetti alternativi, dal maelstrom psych/jazz del collettivo Fire! Orchestra alle velleità pop di Mariam The Believer, ecco che a sorpresa tornano insieme spiazzando e colpendo al cuore con lo splendido (ancora una volta) Rhythm da cui ho estratto Soft Wind, Soft Death. Su Behind Blue Eyes degli WHO c’è poco o troppo da dire: semplicemente un capolavoro all’interno di un capolavoro. Se volete sapere tutta la storia di Who’s Next seguite questo link. Non ve ne pentirete.
I LABRADFORD da Richmond, Virginia, hanno avuto l’enorme merito di aprire la stagione della fantastica etichetta Kranky, e di far abituare i fruitori di musica alle parole droni e loop che diventeranno molto importanti associate ad un certo genere di musica. Prazision LP è album fondamentale per come le tastiere di Carter Brown e la chitarra di Mark Nelson riescono a far condividere elettronica e krautrock. Accelerating On A Smoother Road è uno splendido viaggio sull’autostrada costruita dal duo, uno dei pochi brani cantati dove la chitarra riesce ad increspare un po’ il mare in perenne loop e gli scenari minimali, cinematici ed avvolgenti creati dalla band. Altro gruppo che non ha mai purtroppo avuto la visibilità ed il successo che meritava sono stati i BLUE NILE capitanati dalla voce profonda e malinconica di Paul Buchanan. La band di Glasgow con A Walk Across The Rooftops apriva la sua storia fatta di soli 4 album in 20 anni di attività. Tutti e 4 lavori di classe pop cristallina, notturna, emozionale, romantica, Tinseltown In The Rain è un brano persino allegro e ritmato rispetto alla media, quasi disco/soul, con la batteria elettronica, una splendida sezione di archi e la voce, come al solito splendida, di Buchanan a legare il tutto con maestria.
Non potevo trovare conclusione migliore per il mio primo podcast della nuova stagione di radiorock.to The Original. ed è stato bello ritrovarvi dopo la pausa estiva. Ci risentiamo tra 15 giorni. Stay Tuned.
DOWNLOAD
TRACKLIST:
PHOENIX: Too Young da United (Source – 2000)
ALGIERS: Irony. Utility. Pretext. da Algiers (Matador – 2015)
WIRE: I Should Have Known Better da 154 (Harvest – 1979)
LED ZEPPELIN: Since I’ve Been Loving You da Led Zeppelin III (1970 – Atlantic)
ROLLINS BAND: Almost Real da The End Of Silence (Imago – 1992)
SLEAFORD MODS: Face To Faces da Key Markets (Harbinger Sound – 2015)
JOSEF K: Sorry For Laughing da The Only Fun In Town (Postcard Records – 1981)
LOU REED: There Is No Time da New York (Sire – 1989)
THE VAN PELT: Nanzen Kills A Cat da Sultans Of Sentiment (Gern Blandsten – 1997)
C’MON TIGRE: A World Of Wonder da C’Mon Tigre (Africantape – 2014)
WILDBIRDS & PEACEDRUMS: Soft Wind, Soft Death da Rhythm (Leaf – 2014)
THE WHO: Behind Blue Eyes da Who’s Next (Track Record – 1971)
LABRADFORD: Accelerating On A Smoother Road da Prazision LP (Kranky – 1993)
THE BLUE NILE: Tinseltown In The Rain da A Walk Across The Rooftops (Linn Records – 1983)