Dopo tre anni torna Andrea Guerrini aka Arco
Orama prosegue un viaggio su sentieri avventurosi e spericolati che si allontanano dai percorsi attuali della canzone italiana
Quando ascolto qualcosa proveniente dalla nostra disastrata penisola, istintivamente il mio approccio diventa (purtroppo) quasi aprioristicamente scettico. Troppe speranze disattese, troppi approcci banali, troppi pseudo-talent, troppi artisti (o presunti tali) sfruttati e svenduti solo in nome dello streaming compulsivo. Insomma, per raccontare le storie davvero interessanti che innervano la musica italiana bisogna armarsi di pazienza e curiosità ed essere disposti ad andare sempre in profondità. Nel 2020 avevo raccontato entusiasta l’esordio discografico dell’aretino Andrea Guerrini, autore e polistrumentista autodidatta tanto ambizioso quanto insicuro ed irrequieto. Andrea era stato membro attivo dei Walden Waltz dirigendo poi la sua grande forza espressiva verso altre forme d’arte: dalla creazione ad Arezzo del Pastificio Elettrico, un collettivo artistico che si occupa di spettacoli teatrali, fino alla produzione a Torino di una serie di audioracconti per una radio locale passando per la pubblicazione di un libro su uno dei suoi idoli musicali, Robert Wyatt. Proprio l’infantile capacità del sommo esponente della scena di Canterbury, unita alla sperimentazione mai fine a se stessa e al contrasto tra un uomo solo e la società opprimente e conflittuale avevano portato Andrea tre anni fa a “nascondersi” dietro allo pseudonimo di Arco per tirare fuori uno dei lavori più intelligenti e creativi usciti in Italia negli ultimi tempi.
Come nel convincente esordio, anche per Orama, il suo atteso seguito, Guerrini ha messo insieme musicisti provenienti da background diversi divertendosi ad usare un linguaggio libero sia vocalmente che musicalmente. Il collettivo alla base del disco si compone di Cécile Delzant (violino e voci), Nicholas Remondino (percussioni e synth) e Filippo Manfredi Giusti (batteria), oltre alle intriganti intrusioni dell’elettronica dei dTHEd e del flauto del sempre ispirato Enrico Gabrielli (Calibro 35, Mariposa, Afterhours, The Winstons). L’album è composto da dodici tracce che si susseguono come fossero un viaggio all’interno di noi stessi e all’interno di quella collettività dove riusciamo a mostrare tutte le nostre contraddizioni, dodici personalità complesse costruite a partire dalle zone d’ombra della coscienza. Un approccio free form dove Guerrini riesce a plasmare e a dare vita ad alcuni personaggi che si agitavano dentro dentro di lui come implorandolo di dargli forma compiuta per poi scomparire nuovamente nell’abisso.
Un approccio camaleontico opposto a quello della fruizione veloce cui siamo abituati in questi tempi inquieti e frenetici. Orama per i greci era la visione della verità, il sogno premonitore che svelava il futuro. E proprio tentando di interpretare questo tipo di sogni Andrea fa in modo di trovare il bandolo della matassa di questa cosa assurda che è la nostra esistenza, il nostro soffrire, il creare qualcosa e lo scomparire senza lasciare traccia. I brani non sono tutti autobiografici, a volte raccontano vicende successe ad altri liberamente reinterpretate con lo scopo di liberarsi della negatività dando voce a personalità principalmente nocive.
Un percorso senza rete in continuo cambiamento, un caleidoscopio mai banale nato on the road dove convivono il cieco progressista di “Mecha Carcharodon”, il disilluso viaggiatore di “Errare” che alla fine afferma “posso stringere la terra fino a sanguinare, ma non c’è niente che davvero si possa afferrare”, il “Santo” migrante bevitore che ci porta sospinti da una musica quasi onirica in una storia tristemente attuale “c’è un diavolo bianco seduto sul molo ci parla di un mondo in cui valiamo oro, e al prezzo di un mese nella sua cantina faremo un viaggio dentro una stiva”, il poeta che si affanna fino a farsi male in cerca del brivido d’onda che lo assale di “Exodalgia”, brano che sarebbe quasi radiofonico in un paese dove la radio fosse una cosa seria.
Difficile destreggiarsi tra le anime in conflitto del disco, tra le mille stanze che rendono Orama un viaggio tanto angosciante quanto consapevole e alla fine liberatorio, un’avventura musicale che si abbevera a diversi generi senza mai ripiegarsi su nessuno. Un approccio multiforme e una cura maniacale per i particolari che ha trovato nei cori e nel violino di Cécile Delzant (con Guerrini anche nella versione on stage di Arco che vede anche Ambra Drius alla chitarra e Raffaele Salzano alla batteria) un perfetto contraltare nel dipingere timbri e colori non convenzionali, ora limpidissimi ora torbidi, stranianti ma sorprendenti.
Ci vuole pazienza con Arco, non basta volare sulla superficie per apprezzarlo, bisogna immergersi, perdersi in un labirinto di specchi, sporcarsi le mani per scavare, cercare e apprezzare le sue intuizioni e la sua cura maniacale per i particolari. Un approccio quasi alieno nella situazione musicale attuale. Grazie a Fabio Ricci dei Vonneumann e al supporto dell’etichetta del gruppo romano Ammiratore Omonimo Records, Andrea Guerrini ha registrato questo secondo lavoro nello studio montano di Indianizer con Manuel Volpe (Rubedo Recordings) dietro al mixer.
Con Orama l’artista aretino ma torinese d’adozione ha fortunatamente confermato tutto quello che si diceva di buono a proposito del suo esordio, e meriterebbe un elogio anche solo per il coraggio di voler proseguire su questi sentieri avventurosi e spericolati che si allontanano dai percorsi attuali della canzone italiana. Se siete annoiati e volete essere presi di peso e portati in un mondo scevro da banalità e pieno di possibilità creative, seguite Arco nei suoi mille irrefrenabili percorsi, non ve ne pentirete.
TRACKLIST
1. Unicorpo 2:19
2. Nictalope (il Prigioniero) 3:08
3. Due Soli (il Nostalgico) 4:21
4. Zen Sniper (il Posseduto) 3:35
5. Mecha Carcharodon (il Progressista) 4:50
6. Koh-e-Roo (il Solitario) 4:17
7. Errare (Il Viaggiatore) 5:02
8. Santo (il Bevitore) 6:06
9. HEH (il Mainato) 7:05
10. Exodalgia (il Romantico) 4:07
11. Saturazione (il Folle) 4:32
12. Unacorpi 0:57