L’ex Fasten Belt ci parla del suo progetto Spunk! e del futuro dei 2Hurt
Paolo “Spunk” Bertozzi è un personaggio di grande importanza per la scena underground romana con i suoi indimenticati Fasten Belt, band di culto tra punk e psichedelia attivissima per un decennio tra il 1985 ed il 1995. Grazie all’incontro con la violinista Laura Senatore, Bertozzi si è saputo reinventare dopo un decennio di silenzio, creando una nuova entità che, pur mantenendo la psichedelia come mood di fondo, è andata ad esplorare la musica di frontiera, il folk, il Paisley Underground e l’americana tout court. Nel loro viaggio insieme nel corso degli anni i due hanno fatto salire sul loro polveroso veicolo che macinava chilometri di strade blu molti altri musicisti, fino ad arrivare alla line-up attuale che vede, insieme ai due, la chitarra acustica di Roberto Leone, la batteria di Marco Di Nicolantonio (anche lui presente nel nucleo storico dei Fasten Belt) e il basso di Andrea Samonà, che da poco ha preso il posto di Giancarlo Cherubini.
Come duo Bertozzi e Senatore pubblicano nel 2009 il primo album Words In Freedom. Il disco, uscito per l’etichetta Helikonia Factory, viene inserito tra i dieci migliori indipendenti del 2009 dalla rivista Il Mucchio. Un anno dopo è la volta dell’EP A Better Day, che vede l’ingresso di Marco Di Nicolantonio alla batteria. Il 2011 è un anno davvero importante: aprono per band di livello internazionale come Giant Sand, Dave Alvin Band, The New Christs e Howe Gelb e la formazione si completa con Giancarlo Cherubini al basso e Roberto Leone alla chitarra acustica. Dopo una intensa serie di concerti nel 2012 vede la luce il terzo lavoro Heaven Isn’t Gold recensito dalle riviste del settore come un intenso disco in bilico tra nostalgiche ballate e lisergiche escursioni psichedeliche. Nel 2013 collaborano al disco solo di Van Christian (ex Naked Prey e Green on Red) Party Of One pubblicato dalla neonata personale etichetta indipendente dei 2Hurt Lostunes Records. Nello stesso anno esce lo splendido Mexico City Blues, sentito e strumentale omaggio ai viaggi On The Road di Jack Kerouac, con ospite in due brani Van Christian. Suggestioni psichedeliche e radici americane chitarre elettriche acide e dolci suoni di violino accompagnano la lettura di un classico della letteratura americana.
Il 2014 vede la pubblicazione del disco forse più maturo della band romana: On Bended Knee. Un album di grande rock italiano, anche se intriso di umori americani, uscito anche in una splendida edizione in vinile per i cultori (fortunatamente in ascesa) di questo tipo di supporto. Un lavoro non facile da assemblare, con il cuore e la mente rivolta a chi non c’è più (principalmente a Claudio Caleno, storico cantante dei Fasten Belt, scomparso nel gennaio del 2012), ma che proprio dalla sofferenza ha saputo graffiare, affascinare e sedurre. Un album tanto malinconico quanto frenetico suonato con passione, sangue e sudore. Nel 2015 la band ha pubblicato Live Another Dope, un doppio album celebrativo registrato dal vivo in varie locations tra il 2009 ed il 2015. Il passo successivo in studio, Eat My Skin del 2017, mostra una band ormai confidente della propria maturità, capace di sciorinare in scioltezza il proprio sound: un treno in corsa dove ancora una volta sono gli intrecci del violino con gli strumenti classici del rock a creare il marchio di fabbrica che rende il sound dei 2Hurt perfettamente riconoscibile.
Dopo questo album, in un momento difficile della sua vita personale dopo la perdita della mamma, Bertozzi si è preso un momento di pausa dalla sua creatura, immergendosi nella scrittura del suo primo album solista. Fairies Sprinkle Magic Dust è un album uscito per la sua etichetta, la Lostunes Records, dove Paolo suona tutti gli strumenti dimostrando grande sensibilità di autore e grande capacità compositiva. Il disco, uscito con il suo pseudonimo di sempre, Spunk!, è un viaggio attraverso il dolore, il cielo e le stelle.
In questo anno complicatissimo per l’Italia e non solo, i 2Hurt hanno pubblicato il Vampire Wknd Interview in cui, ancora una volta, sono riusciti a tirar fuori un album di grande rock italiano, anche se profondamente intriso di umori americani. Un disco breve ed interamente strumentale, l’ennesimo disco suonato con passione, sangue e sudore da un gruppo di grande spessore e talento che non è conosciuto come sicuramente meriterebbe.
Alla vigilia della pubblicazione di Back To The Past, il nuovo album a nome Spunk!, abbiamo incontrato Paolo Bertozzi per scambiare due chiacchiere su presente e futuro:
Ciao Paolo, grazie per la disponibilità. Sia l’ultimo dei 2Hurt che il secondo a nome Spunk! sono dischi brevi e strumentali. C’è un motivo preciso per cui hai deciso di accantonare la tua voce che è anche un tratto distintivo della band? Ho avuto la netta impressione che non sia stata certo una scelta dettata dalla fretta di pubblicare gli album ma un preciso disegno.
Grazie a te Stefano. Sì, hai ragione, è stata una scelta ponderata. Per quanto riguarda i 2Hurt ho trovato inutile cantare in quanto il mood del disco era un qualcosa di sospeso che poteva dare sensazioni differenti per la cupezza dei brani. Poi anche per la loro durata ho preferito non cantare. Il disco nuovo di Spunk! è nato tutto in 3 giorni. A dire il vero avevo una voglia matta di tornare a suonare punk. I pezzi erano pronti già da Marzo, ma ho dovuto aspettare Maggio per poter andare in studio con Marco Di Nicolantonio (mio sodale storico sia nei Fasten Belt che nei 2Hurt) con i demo e registrare la batteria. Dopo aver aggiunto nel mio home studio le chitarre e il basso ed aver sentito il risultato, ho deciso, anche per la brevità dei brani, di rinunciare alla parte cantata. Ritengo che la grande energia che esce dalle tracce del disco sia abbastanza per farti pogare [ride] e che in fondo la voce avrebbe dovuto trovare spazi dove in effetti non ce ne sono. Comunque nel prossimo album dei 2Hurt, che sarà anche l’ultimo, tornerò a cantare.
I due dischi che hai pubblicato in questo maledetto 2020 (l’ultimo 2Hurt ed il secondo Spunk!) sembrano marchiare a fuoco i tuoi due grandi amori musicali: la psichedelia ed il Paisley da una parte, l’urgenza del punk dall’altra. È corretto?
Sicuramente. Confermo il mio amore totale per il folk, la psichedelia e il punk che ho amato e amo sin da quando ho iniziato a suonare. Ad essere onesti mi mancava molto l’energia pura del punk. Dopo i Fasten Belt e un periodo sabbatico ho messo su i 2Hurt con l’intenzione di non fare il disco che ci si poteva aspettare da un ex Fasten Belt e con il grande apporto di Laura Senatore abbiamo creato un suono nostro e per la prima volta ho timidamente cantato. Poi i 2Hurt sono diventati una band vera e propria e non avrei mai creduto potesse durare oltre 10 anni ed avere così tanto seguito e riconoscimenti.
Il secondo album a nome Spunk! sembra essere il contraltare “tirato” del primo, composto in un momento particolare della tua vita. È davvero stato progettato così o sentivi solamente l’urgenza di tirare fuori l’aggressività e l’onestà cruda di un genere che senti profondamente tuo? Quell’onestà che non si sente spesso in giro.
Fairies Sprinkle Magic Dust è nato dal dolore e dal senso di perdita dovuto alla scomparsa di mia madre e se ascolti attentamente è composto da un unico testo diviso in sette tracce. Poche frasi che messe insieme compongono le liriche di tutto l’album. In questo secondo album, Back To The Past, dichiaro già dal titolo la mia voglia di tornare per una volta indietro e metterci dentro la furia e l’aggressività del punk rock. Il disco è certamente onesto perché da sempre faccio quello che sento senza compromessi. Non ho mai seguito un trend in tutta la mia vita.
Quali sono i piani futuri dei 2Hurt?
I progetti futuri dei 2Hurt sono in fase avanzata. Vogliamo lasciare con un disco elettrico molto psichedelico e scuro, ma che possa mostrare il nostro lato più dolce in alcune ballad. I demo già sono pronti, ma purtroppo a causa della situazione Covid siamo costretti a stare fermi. Noi da sempre abbiamo il modus operandi di registrare in diretta tutti insieme, poi mi porto le takes a casa, le lavoro a livello di suono, e se qualcosa non suona come vogliamo le correggiamo. Ma non ho mai fatto una session da solo, abbiamo sempre voluto la freschezza e la gioia di registrare live tutti insieme. Speriamo davvero che si riesca presto a poter stare di nuovo in cinque dentro uno studio, suonare e sudare per ore con il feeling del contatto. Voglio essere positivo e dico che il prossimo anno ce la faremo.
Quali sono i piani futuri della vostra etichetta, la Lostunes Records?
Sicuramente andremo avanti anche senza la sigla 2Hurt. Non voglio fare nomi per scaramanzia, visto che per questo maledetto virus due gruppi molto interessanti per adesso sono in standby. Forse, se riesce a finirlo, pubblicheremo il nuovo di Van Christian, lui è davvero uno straordinario musicista ed un amico. Non a caso ha suonato con due gruppi meravigliosi come Green On Red e Naked Prey.
Non è la prima volta che ti sento dire che il prossimo sarà l’ultimo album dei 2Hurt. Ci dobbiamo aspettare davvero il capolinea per questa meravigliosa avventura sonora?
Per adesso le sensazioni sono queste…ma potrei anche sbagliarmi di nuovo [ride]. Grazie Stefano per l’attenzione e speriamo di poterci rivedere presto in una dimensione live, ci manca davvero molto il contatto con la gente.