Torna l’appuntamento quindicinale con Sounds & Grooves e le sue nuove avventure in musica, come sempre sulle onde sonore di RadioRock.to The Original.
Stavolta ho DAVVERO esagerato!!! 87 minuti da passare insieme scorrendo la storia del rock dalla psichedelia dei primi Floyd alla rivoluzione di PiL e Pop Group, passando per i suoni abrasivi di Jesus Lizard e Big Black, la collisione di mondi che creò Screamadelica, le reiterate circolarità dei Loop, l’abilità di scrittura di Mr.E, la breve stagione pop scozzese dei Josef K, il rock volutamente retrò dei The Men, la riscoperta di Peter Gabriel, il folk da camera dei Manyfingers, l’unione Tweedy-Kotche-O’Rourke ed altro ancora. Prima di partire con questo viaggio in musica pubblicato come sempre sul sito della miglior podradio italiana www.radiorock.to, potete effettuare il download del podcast anche nella versione a 320 kb/s semplicemente cliccando sul banner qui sotto.
C’era una volta una band che si affacciava nello scintillante e ancora vergine mondo della psichedelia britannica. L’unione dei nomi dei due bluesman Pink Anderson e Floyd Council darà vita ad una delle formazioni più famose ed influenti di sempre. La formazione dei Pink Floyd che nel 1967 incide il primo album vede Syd Barrett alla voce e alla chitarra, Roger Waters al basso, Richard Wright alle tastiere e Nick Mason alla batteria. The Piper At The Gates Of Dawn è stato l’unico album inciso con l’apporto delle allucinazioni psichedeliche di Barrett, che riuscì a creare un mondo di enorme fascino prima di venire risucchiato dalle sue stesse visioni e dipendenze che lo fecero abbandonare la band per ritirarsi ad un progressivo totale isolamento fino alla morte avvenuta nel 2006. Del suo genio ci restano due album solisti e questa prova magistrale insieme alla sua creatura, così diversa da quella che è poi diventata… progressivamente. “Astronomy Domine” non è solo l’apertura del viaggio intrapreso dalla band britannica, ma l’accensione di un viaggio interplanetario alla scoperta di un nuovo mondo, il resoconto del viaggio stellare intrapreso da Barrett attraverso l’uso dell’LSD accompagnato dal basso pulsante di Waters e dalla batteria incessante di Mason sul tappeto cosmico oscuro e tenebroso creato dalle tastiere di Wright.
Dopo la fine della più grande “truffa del rock ‘n’ roll”, i Sex Pistols, John Lydon abbandona il suo nome di battaglia di Johnny Rotten per fondare insieme al chitarrista Keith Levene (con un passato come membro dei Clash prima del loro successo commerciale) i Public Image Ltd. Ai due si aggiunsero successivamente il bassista Jah Wobble e il batterista Jim Walker. Dopo l’album di debutto che aveva visto Lydon abbandonare le ultime scorie del punk per approdare ad un suono più industriale, scuro e sperimentale, ecco uscire nel 1979 il secondo album, una delle pietre miliari della nascente new wave, un album pubblicato come prima tiratura in tre 12″ contenuti in una tonda scatola di freddo metallo. Metal Box è sorretto dall’imponente basso dub di Wobble. le metalliche sferzate della chitarra di Levene, e la voce di Lydon che si contorce, rantola. La splendida litania di “Poptones” vede addirittura Levene dietro i tamburi, dopo che Jim Walker aveva lasciato la band, e rappresenta perfettamente l’ottundente meraviglia di un album storico per il post punk tutto. Se volete riscoprirlo, la Virgin lo ha recentemente ristampato in un succoso box (naturalmente di metallo) contenente un libro, varie cartoline e ben 4 CD: l’album rimasterizzato, varie B-Sides e BBC Session, dei mix inediti, ed una testimonianza live al The Russell Club (The Factory) di Manchester nel giugno del 1979.
I Jesus Lizard sono stati insieme a Fugazi una delle band cardine dell’hardcore negli anni ’90. Le loro nevrosi e tensioni, la loro musica sghemba, deforme, singhiozzante, rumorosa, spasmodica e nevrotica ha davvero coinvolto un’intera generazione. La band è nata dalle ceneri di due formazioni: i Rapeman di Steve Albini e gli Scratch Acid di David Yow. La sezione ritmica di questi ultimi formata da David Sims e Rey Waysham confluì proprio nei Rapeman prima di riunirsi di nuovo a Yow formando nel 1988 i Jesus Lizard con Duane Denison, e una drum-machine al posto di Waysham prima di assumere Mac McNeill. Liar è il terzo album della band, ha il non facile compito di vedersela con il suo fortunato predecessore, un monolite chiamato Goat, ma lo fa in maniera egregia. I ritmi tribali, l’energia inesauribile, i deliri vocali di Yow che compensa la sua ugola non propriamente dotata con dei feroci sproloqui che faranno tendenza. In “Zachariah” la band invoca un ritmo quasi doom sprofondando in un inferno inquietante e coinvolgente.
Bob Mould è stato il cantante e chitarrista degli Hüsker Dü, gruppo fondamentale di Minneapolis che grazie alla sua fusione tra punk e melodia ed alla immensa capacità di scrittura influenzò intere generazioni di musicisti. Non fu facile per Mould riprendersi dopo la fine della sua sinergia con Grant Hart. Il cantante-chitarrista riesce a tirarsi fuori dalla sue personali sabbie mobili grazie alla sua abilità compositiva e alla profondità dei suoi testi creando un nuovo trio chiamato Sugar, formato nel 1992 insieme al bassista David Barbe (ex-Mercyland) e al batterista Malcolm Travis (ex-Human Sexual Response). Inevitabilmente su Copper Blue aleggia lo spettro della sua ex band, anche se l’apertura è appannaggio di una meravigliosa cavalcata elettrica intitolata “The Act We Act”. Dopo un EP ed un altro album Mould sciolse in trio per continuare una coerente e splendida carriera solista. Tra l’altro Copper Blue è stato appena ristampato per festeggiarne il 25° anniversario in una splendida versione in 3 LP colorati per il Record Store Day 2017.
Steve Albini è tuttora uno dei personaggi più importanti ed influenti dell’intera storia del rock indipendente americano e non solo. Chitarrista, autore, produttore, ingegnere del suono, critico musicale. Leader di Rapeman, Big Black, Shellac, produttore di Nirvana, Pixies, Sonic Youth, PJ Harvey e chi più ne ha più ne metta. Aspro critico dell’industria musicale che ha sempre combattuto dall’interno, ha lavorato a più di 1500 album! Albini fondò i Big Black nel 1982 pubblicando il primo album, Atomizer, nel 1986 insieme all’altro chitarrista Santiago Durango e al bassista Dave Riley. L’uso abrasivo e aggressivo delle chitarre, l’uso della drum machine e il canto brutale di Albini con i testi spinti a violare tabù e altri argomenti controversi come omicidi, stupri, abusi sessuali sui minori, incendi, razzismo e misoginia, sono le caratteristiche che li hanno resi imprescindibili. Ascoltate “Kerosene” per capire l’importanza della band negli anni a venire.
Ecco arrivare i viaggi psichedelici di Robert Hampson e dei suoi Loop. Tre album al loro attivo dal 1987 al 1990 prima della reunion e della conseguente pubblicazione dell’EP Array 1 nel 2015. La coesistenza di rumore e melodia, la ritmica pesante, la circolarità psichedelica li hanno resi assolutamente fondamentali come dimostra questa splendida “This Is Where You End”, tratta dal secondo album in studio Fade Out del 1989. Canzone che colpisce per pesantezza ed impatto e che proprio quando sembra che stia per esplodere, ecco il diabolico Hampson azionare uno scambio nascosto tra i binari rimandando il treno in corsa sulle medesime coordinate di apertura. Dopo l’esperienza Loop, Hampson cambiò strada con il meraviglioso isolazionismo dei Main, ma quella è un’altra storia, forse più adatta alla rubrica Droni e Bordoni.
Questa è la storia di due mondi teoricamente inconciliabili che si scontrano: il rock alternativo da una parte e il dancefloor dall’altra. La collisione avviene nel 1991 e si chiama Screamadelica, uno degli album più influenti degli anni ’90 inciso dai Primal Scream con l’ausilio di un “veterano” della scena dance come Andrew Weatherall. Evidentemente Bobby Gillespie non voleva essere ricordato solo come il batterista dei Jesus & Mary Chain in uno dei dischi più influenti usciti negli anni ’80, quello Psychocandy che nel 1985 diede una sferzata clamorosa al pop-rock britannico con il suo far condividere melodie e muri di feedback. In Screamadelica c’è un appiccicoso miscuglio tra approcci dub, trance psichedelica ed euforia house. Uno dei brani simbolo di questa incredibile alchimia è sicuramente “Loaded” dove Weatherall tira fuori le linee di basso e piano da “I’m Losing More Than I’ll Ever Have” dall’album precedente e ci aggiunge un campionamento della voce di Gillespie che canta “Terraplane Blues” di Robert Johnson. Il risultato? Una bomba!!!
Sono stati uno dei tanti (ahimè) gruppi che si sono riformati nel corso del 2015, nonché uno dei gruppi più originali, innovativi ed influenti della storia del rock. I The Pop Group nascono in piena era punk, e ne assorbono lo spirito di assalto, rivestendolo a nuovo con tessiture dub, funk, jazz. Il nome già tradiva il loro sarcasmo innato, la musica e le liriche erano intrise di protesta contro la società. Y esce nel 1979 ed è una successione di ritmi tribali, singulti, variazioni di ritmo, una tensione che non viene mai meno, come dimostra la stratosferica “Thief Of Fire” condotta ad arte da un Mark Stewart in forma smagliante.
Curiosa la parabola artistica dei The Men, gruppo di Brooklyn guidato da Mark Perro. Partiti da un aggressivo hardcore di retaggio post-punk hanno via via cambiato pelle trovando una personale via al rock più classico. Il cambiamento che era già chiaro sul precedente New Moon diventa ancora più palese sull’album del 2015 intitolato Tomorrow’s Hits, che strizza l’occhio al rock di vecchio stampo con l’ausilio di una ricca sezione di fiati, senza mai perdere un grammo della loro energia originaria. Il titolo è volutamente ironico visto che mai come adesso la band si rivolge verso il passato, citando talvolta Tom Petty o i Creedence Clearwater Revival, ma rimanendo perfettamente focalizzati sul loro proprio suono che colpisce e coinvolge come nello splendido singolo “Another Night”.
Curiosa questa sinergia tra tre splendidi musicisti. Jim O’Rourke, una delle figure cardine del post-rock americano degli anni ’90 è stato fondamentale per il rilancio dei Wilco, producendo un disco importantissimo come Yankee Hotel Foxtrot che ha rilanciato alla grande l’intera carriera della band guidata da Jeff Tweedy. E visto che lo stesso batterista della band chicagoana, Glenn Kotche è sempre stato un entusiasta sperimentatore sonoro, ecco fatto e creato questo trio stravagante chiamato Loose Fur. Due gli album registrati insieme, dove i musicisti si sentono liberi di agire trasversalmente, commistionando generi, suonando con una divertita leggerezza che colpisce e coinvolge. Non un capolavoro, a scanso di equivoci, questo esordio autointitolato che vi propongo, ma una fluida dinamica musicale da ascoltare con grande piacere come dimostra questa “Elegant Transaction”.
Ha compiuto da poco 54 anni Mark Oliver Everett, cantante, chitarrista, autore, più conosciuto semplicemente come E o Mr.E, leader della band Eels. La sua grande abilità di songwriter ha sempre dovuto fare i conti con una vita che gli ha spesso riservato un conto salato da pagare: fu lui diciannovenne a trovare il cadavere del padre (il noto fisico Hugh Everett III, creatore dell’Interpretazione a molti mondi della Meccanica quantistica) deceduto per un infarto, e la sua adolescenza vissuta facendo i conti con il dramma della sorella, che soffre di gravi disturbi psichici causati soprattutto dalla dipendenza da sostanze stupefacenti. Il suo modo personale di uscire dal dolore si trasforma in un’abilità incredibile nel mettere a nudo anche i lutti più personali (la sorella morirà suicida nel 1996 e la madre nel 1998 per un cancro ai polmoni) scrivendo canzoni allegre su temi tristi e canzoni tristi sulla felicità. L’album che lo ha lanciato nell’olimpo dei songwriters è stato Beautiful Freak, che nel 1996 ha mostrato al mondo l’abilità nel miscelare con ironica maestria lo-fi, pop e rock come dimostra la splendida “Your Lucky Day in Hell“.
E’ durata davvero poco la stagione degli scozzesi Josef K, band formata nel 1979 a Edinburgo da Paul Haig (chitarra e voce), Ronnie Torrance (batteria), Malcolm Ross (chitarra, voce, violino e tastiere) e dall’ex-roadie David Weddell (basso) che aveva rimpiazzato il primo bassista Gary McCormack. I componenti del gruppo si erano conosciuti nella Firrhill High School e avevano preso il nome dal protagonista del romanzo di Franz Kafka intitolato Il Processo. Poche le testimonianze pubblicate: qualche singolo, un disco mai uscito per un eccesso di perfezionismo, ed un altro pubblicato quando la band era ormai già sciolta. Questo atteggiamento snob ha contribuito a creare uno status di culto. In realtà la band ha avuto effettivamente un grande merito di traghettare il post punk in una forma nuova di pop che andava a sfiorare la new wave in una profumata e fresca alternanza di chiari e scuri come dimostra “Sorry For Laughing”.
Era molto tempo che non passavo in un podcast Peter Gabriel, e mi fa piacere farlo con un album che chiude un cerchio (i quattro dischi usciti a suo nome) e allo stesso tempo ne apre un altro, con il suo interesse verso l’identità culturale che lo porta a creare il WOMAD (World of Music, Arts and Dance), festival indipendente per la promozione della diversità culturale tramite la musica, e che dopo alcuni anni gli farà fondare la Real World Records. Tutto parte da qui, con l’album chiamato semplicemente IV o Security, che viene registrato per la prima volta interamente in digitale e che vede l’uso massiccio del sintetizzatore Fairlight CMI di cui Gabriel fu uno dei primissimi acquirenti. E’ un disco scuro e affascinante, con la sezione ritmica di Tony Levin e Jerry Marotta, che raramente usa i piatti per dare maggiore profondità al suono, spesso tribale. L’uomo viene messo in primo piano, in una tensione spirituale come quella del ragazzo Apache protagonista di “San Jacinto”, di cui Gabriel in un crescendo emotivo narra del rito di iniziazione cui venne sottoposto, costretto a trovare la via di casa nonostante il morso di un serpente.
Chiudiamo il podcast con i Manyfingers, la nuova creatura di Chris Cole, ex compagno di squadra di Matt Elliott sia nei Movietone che nei Third Eye Foundation. Il terzo album si intitola The Spectacular Nowhere, un disco con una forte impronta folk-tronica, tra dissonanze elettroniche e musica da camera, con una grande novità rispetto ai due precedenti: alcuni brani cantati. Ad interpretare brani come la splendida e affascinante “It’s All Become Hysterical” che chiude il podcast, Cole ha fatto uscire dall’oblio David Callahan dei mai dimenticati Moonshake. Basta leggere il lungo articolo che ho dedicato a questa band che ha davvero fatto la storia della scena post-rock britannica.
E anche per stavolta è tutto. Nel prossimo podcast che sarà online venerdi 5 maggio andremo a scovare nuove suggestioni in musica, con l’energia di Pixies e Bitch Magnet, l’esordio di un’ottima band italiana di post-punk come Psicosi Di Massa, e molte altre storie. Intanto potete sfruttare la parte riservata ai commenti qui sotto per darmi suggerimenti, anche scrivere critiche (perché no), o proporre nuove storie musicali, mi farebbe estremamente piacere riuscire a coinvolgervi nella programmazione e nello sviluppo del mio sito web.
Vi do quindi appuntamento a tra due settimane, con un nuovo podcast da scaricare e nuove storie da raccontare, ma non mancate di tornare ogni giorno su RadioRock.to The Original. Troverete un podcast diverso al giorno, le nostre news, le rubriche di approfondimento, il blog e molte novità come lo split-pod. Siamo anche quasi in dirittura di arrivo per quanto riguarda l’atteso restyling del sito, e per questo (e molto altro) un grazie speciale va a Franz Andreani, che ci parla dei cambiamenti della nostra pod-radio e della radio in generale nel suo articolo per il nostro blog. Tutte le novità le trovate aggiornate in tempo reale sulla nostra pagina Facebook.
Se volete ascoltare o scaricare il podcast, potete farlo anche dal sito della stessa PodRadio cliccando sulla barra qui sotto. Buon Ascolto
TRACKLIST
01. PINK FLOYD: Astronomy Domine da ‘The Piper At The Gates Of Dawn’ (Columbia – 1967)
02. PUBLIC IMAGE LTD.: Poptones da ‘Metal Box’ (Virgin – 1979)
03. THE JESUS LIZARD: Slave Ship da ‘Liar’ (Touch And Go – 1992)
04. SUGAR: The Act We Act da ‘Copper Blue’ (Rykodisc – 1992)
05. BIG BLACK: Kerosene da ‘Atomizer’ (Homestead Records – 1986)
06. LOOP: This Is Where You End da ‘Fade Out’ (Chapter 22 – 1988)
07. PRIMAL SCREAM: Loaded da ‘Screamadelica’ (Creation Records – 1991)
08. THE POP GROUP: Thief Of Fire da ‘Y’ (Radar Records – 1979)
09. THE MEN: Another Night da ‘Tomorrow’s Hits’ (Sacred Bones Records – 2014)
10. LOOSE FUR: Elegant Transaction da ‘Loose Fur’ (Drag City – 2003)
11. EELS: Your Lucky Day In Hell da ‘Beautiful Freak’ (DreamWorks Records – 1996)
12. JOSEF K: Sorry For Laughing da ‘The Only Fun In Town’ (Postcard Records – 1981)
13. PETER GABRIEL: San Jacinto da ‘Peter Gabriel (IV)’ (Charisma – 1982)
14. MANYFINGERS: It’s All Become Hysterical da ‘The Spectacular Nowhere’ (Ici D’Ailleurs – 2015)