Il cuore: il metronomo che attraverso il battito scandisce la nostra esistenza terrena e governa i nostri sentimenti.
“The Heart” è anche un poema scritto dal noto autore statunitense Robert Creeley, poeta postmoderno capace di intraprendere un percorso di rinnovamento nella poesia americana del secondo dopoguerra. Creeley è stato anche amico di moltissimi artisti nonché profondo conoscitore di musica jazz, tanto che nel 1980 il contrabbassista jazz Steve Swallow aveva pubblicato per l’etichetta ECM un album intitolato “Home” dove metteva in musica alcuni dei poemi di Creeley.
Jason Sharp è da anni un importante pilastro della scena sperimentale e improv di Montréal, compositore e sassofonista capace di esplorare il jazz attraverso una serie di effetti che riescono ad amplificare il suo suono espandendolo verso il free jazz, il noise, i droni, riempiendo e svuotando lo spazio sonoro a suo piacimento. La sua abilità di esecutore e compositore lo ha portato a collaborare con una serie di artisti che possiedono la stessa curiosità ed attitudine sonora come la Land Of Kush Orchestra di Sam Shalabi (chitarrista canadese ora con i Dwarfs Of East Agouza), Matana Roberts (con cui ha registrato Coin Coin Chapter One), ed i Thee Silver Mt. Zion, tutti appartenenti alla scuderia Constellation. Proprio per l’etichetta canadese Sharp arriva ad incidere il suo primo album solista, intitolato “A Boat Upon Its Blood”. Un arco narrativo ispirato dal poema di Creeley e capace di includere droni, noise, elettronica, dissonanze, traducendo il respiro ed il battito del cuore in segnali elettronici processati e suonati insieme agli strumenti tradizionali. Il disco vede il contributo di diversi musicisti, principalmente il violino di Joshua Zubot e la pedal steel di Joe Grass, ma anche la drum machine e il synth di Jesse Zubot, e l’ausilio in un brano degli Architek Percussion (Ben Duinker, Mark Morton, Ben Reimer, Alessandro Valiante) ai microfoni e mini amp.
Come ormai prassi consolidata in casa Constellation, non aspettatevi un disco jazz tradizionale. Anche qui manca completamente (fortunatamente) la rigidità dei cliché, e scordatevi che il sax possa suonare in maniera convenzionale. Siamo dalle parti del compagno di scuderia Colin Stetson, con il sax basso e i synth di Sharp capaci di filtrare, allungare e disgregare, impegnati in una ricerca sonora capace di trovare soluzioni stimolanti e suoni impossibili. Nell’alveo formato all’interno dei due alti argini che aprono e chiudono l’intero lavoro, formati da due lunghi movimenti divisi in parti, l’artista canadese tinge il cielo di colori accesi, facendo pulsare le nubi rossastre che si allargano sull’orizzonte. Quasi un esperimento liturgico quello della title track, con la prima parte a creare un arco sonoro di synth, un oceano caldo ed intimo di suoni dove è facile immergersi, mentre la seconda parte viene animata dagli sbuffi del sax e dalle violente sferzate di violino e pedal steel in un flusso di enorme libertà strutturale che si poggia su un solido battito cardiaco. La terza e conclusiva parte vede un incremento percussivo ad increspare la superficie con una serie di onde emozionali che animano un impressionante viaggio liberatorio.
Le pulsazioni cardiache accelerano in maniera esponenziale nella pazzesca improvvisazione noise di “In The Construction Of The Chest, There Is A Heart”, dove è incredibile la capacità, grazie anche all’apporto degli Architek Percussion, di tirare fuori suoni impossibili e scenari apocalittici. La successiva “A Blast At Best” espande la concezione di free jazz, aggiornandola e rimodellandola al presente in una stimolante dimensione avant-garde.
Questo incredibile ed emozionale viaggio in bilico tra composizione e improvvisazione si chiude con i due movimenti che compongono “Still I Sit, With You Inside Me”, dove Sharp come un novello Caronte ci traghetta verso la fine del nostro viaggio, cosciente dell’importanza dello spazio per creare il suo suono distintivo dove anche il collocamento del microfono diventa un elemento compositivo importante. Nei tredici minuti finali tutto si connette, lo spazio detta le scelte sonore che a loro volta ispirano le scelte compositive, un rapporto che permette al suono di evolversi come fosse un essere vivente. Un essere vivente cui Sharp ha dato vita modellandolo a partire dal battito del cuore, in un flusso estatico, ipnotico, e indimenticabile, un ciclo vitale in perfetto equilibrio tra pulsazioni soniche e strumenti tradizionali, dissonanze e melodie, improvvisazione e struttura narrativa.
L’album è stato registrato da Thierry Amar (Godspeed You! Black Emperor, Silver Mt. Zion, Vic Chesnutt) negli studi Hotel2Tango di Montréal, e ci consegna una nuova voce che rende più stimolante la moderna musica contemporanea con un suono cerebrale che riesce a far battere forte il cuore trascendendo i linguaggi convenzionali.