La Daptone Records, con coraggio e passione, è riuscita a rilanciare un genere musicale che anni fa stava davvero boccheggiando.
La sferzata data al soul e al funk dall’etichetta fondata a Brooklyn, New York, da Gabriel Roth (aka Bosco Mann) e Neal Sugarman è stata vigorosa. Nomi come Sharon Jones & The Dap-Kings, The Budos Band e Charles Bradley (solo per citare i più noti) hanno dato una scarica di elettricità e riacceso l’interesse per un genere che sembrava ormai agonizzare. Un approccio non derivativo, ma vivo, pulsante e devozionale ha permesso al soul di rilanciarsi in maniera potente. La Daptone ha creato da poco la sua sussidiaria rock, che promette di fare la stessa cosa e di ottenere i medesimi obiettivi.
Nuova linfa al rock & roll dunque è l’obiettivo che si è prefissata la Wick Records, promettendo meraviglie e focalizzandosi, parole loro, su “only the finest Rock ‘n Roll combos on the scene today”. Quella di creare una sussidiaria rock, è un’idea avuta da due impiegati della Daptone: il responsabile di produzione Mikey Post, e il capo ingegnere della House of Soul (il famoso studio analogico della label), Wayne Gordon. Il futuro roster dell’etichetta includerà, oltre ai The Mystery Lights che stiamo per analizzare nel dettaglio, anche Mark Sultan e i Ar-Kaics. Neal Sugarman parlando della Wick Records ha detto:
“La Daptone pubblica dischi che davvero amiamo totalmente. Non pubblichiamo molti dischi, anzi, solamente 2 o 3 dischi all’anno. E’ molto poco se pensiamo a quello che viene pubblicato da altre etichette. Spero che una delle ragioni per cui il pubblico è così attratto dalla Wick, sia che stiamo per trasferire la stessa filosofia attuata verso la soul music nel rock’n’roll. Non posso dire ancora quanti dischi stiamo per pubblicare, ma tutto quello che posso dire è che pubblicheremo solo dischi in cui crediamo davvero e che amiamo profondamente.”
E’ dunque con grande curiosità che ho approcciato l’ascolto della prima uscita ufficiale della nuova etichetta, l’opera prima di un gruppo che ha fatto il grande salto trasferendosi dalla piccola città di Salinas, California alla tentacolare NYC. Mike Brandon (chitarra e voce) e LA Solano (chitarra) hanno suonato insieme dall’adolescenza sotto molti nomi diversi prima di prendere definitivamente il nome di The Mystery Lights. Successivamente hanno accolto nella line-up Alex Q Amini (basso), Kevin Harris (organo) e Nick Pillot (batteria). Quest’ultimo sembra però non essere più della partita, visto che un recente post sul loro profilo Facebook li vede alla ricerca di un nuovo drummer.
Il suono dei Lights’ si evoluto gradualmente grazie ad un’intensa attività on stage che ne ha aumentato l’interesse verso il pubblico e la critica specializzata. Inutile dire che anche il fatto di essere il primo gruppo in catalogo di una label come la Wick ha avuto il suo impatto aumentando le aspettative in maniera esponenziale. Mettere la puntina sui solchi ed ascoltare il breve intro equivale ad andare in soffitta ed aprire lo scrigno impolverato dei ricordi. Il suono immediato e viscerale del primo singolo “Follow Me Home” ci trascina in un vortice temporale che fa venire inevitabilmente in mente quei gruppi degli anni ’60 e ’70 che hanno saputo unire l’istintività garage alla dilatazione psichedelica, il tutto condito dalla calda registrazione analogica della House of Soul. L’urgenza psichedelica dalla band sfocia senza interruzioni nel mid-tempo passionale di “Flowers in My Hair, Demons in My Heart”, in cui possiamo trovare una componente quasi “doom” molto simile a quella che permea l’ultimo lavoro dei The Budos Band. La breve “Too Many Girls” altro non è che un tuffo senza rete dei ’60 dei Seeds con tanto di cori in grande evidenza. “Without Me” è una ballata appassionata che lascia spazio ad un inno proto-punk come “Melt”, scandito da una ritmica serrata ed arricchito dall’organo e dalla chitarra che sembrano attorcigliarsi tra loro in una scatenata danza mediorientale.
A tratti la band californiana mi ha ricordato la stessa intelligente attitudine dei Fat White Family di riproporre in maniera originale il melting pot del passato. Facendo chiaramente le debite proporzioni: laddove ai Fat Whites piace essere dissacranti e giocare con i loro riferimenti, i Lights’ si gettano davvero a cuore aperto sull’attitudine psichedelica e garage del passato rivivendola con intensa passionalità. Harris con il suo organo sa come illuminare la scena, come quando prende per mano “Candlelight” e la conduce splendidamente su un ritmo che da cadenzato, diventa sempre più rapido fino allo sfinimento. La seguente “21 & Counting” risale addirittura al 2009, quando la band fece uscire per la piccolissima label Closet Trekkie Records il cd “Teenage Catgirls And The Mystery Lightshow”. Non mancano i momenti soulful, in cui il suono si fa simile a quello dell’etichetta principale, come dimostra la ballata “Too Tough To Bear”. La chitarra fuzz e il Farfisa di “Before My Own” farà senza dubbio breccia nei cuori di chi ricorda con passione il Paisley e gruppi come i Green On Red, mentre il gran finale è affidato ad una “What Happens When You Turn The Devil Down” che conquista definitivamente grazie al canto appassionato di Brandon e all’onestà intellettuale di un gruppo che sa come citare gli espliciti riferimenti senza essere mai derivativo.
L’esordio dei The Mystery Lights non potrà certo ammaliarvi e conquistarvi se in una band cercate un suono originale, ma se certi fuzz chitarristici ed aperture di organo ancora vi fanno palpitare il cuore, beh, allora ascoltatelo avidi: avete trovato pane per i vostri denti.