Tra il 1997 ed il 2003 una serie di sessioni di registrazione capitanata da Josh Homme (Kyuss, QOTSA, Them Crooked Vultures) è riuscita in qualche modo a codificare il suono di quel genere chiamato stoner rock e della cosiddetta Palm Desert Scene.
I 5 album usciti sotto il nome di The Desert Session sono stati perlopiù registrati in un famoso studio chiamato Rancho De La Luna presso il Parco Nazionale di Joshua Tree in California. Ed è proprio qui che Dylan Carlson ha ideato e realizzato il nuovo lavoro degli Earth, due anni dopo la conclusione della saga ‘Angels Of Darkness, Demons Of Light’.
Dopo aver messo la puntina sul piatto del nuovo ‘Primitive And Deadly’ tutto sembra andare seguendo il copione classico del gruppo di Seattle: la chitarra di Dylan Carlson, la batteria di Adrienne Davies ed il basso di Bill Herzog ci accompagnano per i quasi 9 minuti di “Torn By The Fox Of The Crescent Moon” scavando lentamente e in maniera circolare intorno ai riff di base, mentre la ritmica non fa mai calare la tensione rendendo il tutto più ipnotico che adrenalinico. Ascoltando a fondo non è tutto come sempre, c’è qualcosa di nuovo, anzi, per essere più precisi c’è qualcosa che ritorna: quelle scintille hard e heavy che non ascoltavamo più da un bel po’ di tempo, scintille che riescono, alzando le fiamme, a generare paesaggi immaginari e a triplicare le lune su un cielo rosso come nella foto, evocativa, della splendida copertina apribile.
Dopo poco più di un minuto della seguente “There Is A Serpent Coming”, ecco però arrivare una novità davvero inaspettata: mentre le solite trame doom sembrano farsi più profonde e dilatate entra in scena una voce maschile, e non una voce qualunque, bensì quella di Mark Lanegan che riesce a condurre il brano da par suo con il suo timbro profondo, rendendo completa la visionaria unione tra doom e blues. Non rimarrà l’unico contributo vocale dell’album, visto che la seguente “From The Zodiacal Light”, lunga, trascendente ed onirica, vede la presenza (e che presenza) di Rabia Shaheen Qazi, cantante degli psych-rockers Rose Windows. Considerando il ritorno trionfale di Mark Lanegan nella conclusiva “Rooks Across The Gate”, ci troviamo di fronte a ben 3 brani cantati su 5 totali (6 nella versione in vinile) che compongono il nuovo album. Mai prima d’ora gli Earth si erano avvicinati così tanto ad una quasi “normale” forma-canzone. L’altro strumentale “Even Hell Has Its Heroes” vede protagonista anche la seconda chitarra suonata da Brett Nelson (Built To Spill) ed il Moog di Randall Dunn, determinanti nel guidare il brano verso sentieri hard rock ed ancorare il tutto su scenari desertici.
Il nuovo lavoro dunque riesce ad offrire un maggior ventaglio di soluzioni sonore, ma allo stesso tempo lascia intatto lo spirito guida e la ricerca sonora di una band alla continua ricerca di una lenta progressione che negli ultimi tempi era rimasta più teorica che pratica. Per queste sue peculiarità ‘Primitive And Deadly’ si pone come un album davvero unico nella discografia del gruppo di Seattle: la magniloquenza della scrittura unita al crooning di Mark Lanegan e al timbro psichedelico di Rabia Shaheen Qazi contribuisce a far si che la loro “nuova” tendenza verso il rock non strida affatto con la loro concettualità, rendendo la loro scrittura meno ottundente e più accessibile.
“Il settimo album in studio degli Earth evoca una gigantesca oscurità capace di suscitare entusiasmo ed estasi”
Così è scritto sul cartoncino che accompagna il disco, e quasi quasi, ascolto dopo ascolto, c’è da crederci…