Una capsula del tempo. Non c’è altra spiegazione. Dove altrimenti potevano essersi nascosti Paul Mayor e Jesper Elkow?
I due personaggi appena citati non sono altro che i due chitarristi di una band, gli Endless Boogie, il cui suono è devoto al rock psichedelico di stampo prettamente chitarristico della fine ’60 ed inizio ’70. Talmente fuori dal tempo da non avere nemmeno una pagina su Wikipedia… Il loro quinto album esce per l’etichetta No Quarter e si intitola ‘Long Island’, un doppio vinile di 80 minuti di musica divisi in soli 8 brani di lunghezza variabile dai sei ai quindici minuti.
Chi ama le lunghe jam chitarristiche troverà pane per i suoi denti già dall’apertura di “The Savagist” dove Mayor (ormai sulla sessantina) e Elkow insieme a Harry Druzd, Marc Razo e Matt Sweeney (che ha fatto parte del progetto Zwan insieme a Billy Corgan e adesso collabora con Bonnie ‘Prince’ Billy) ci inchiodano alle casse per oltre 13 minuti di riff inseguiti, ripetuti e raddoppiati. Blues mid tempo, boogie, hard rock e jam sessions con un quasi onnipresente wah-wah, questo è quello che troverete nei solchi dei Long Island. I membri della band, affascinati dalle storie sulla guerra d’indipendenza americana, evocano alcune di quelle pagine spalmandole su lunghe fughe sonore che possono andare dai sei minuti di “General Admission” ai quattordici dell’epica “The Montgomery Manuscript”.
Un disco senza compromessi, robusto, selvaggio, devoto discepolo inchinato sull’altare del blues-rock. Se poi ha davvero un senso un disco del genere nel 2013, beh, quella è tutta un’altra storia, ma nell’epoca di qualsiasi revival può trovare posto sugli scaffali anche questo monolitico tributo alla chitarra rock. Perché no.