Trondheim è una piccola città di circa 190.000 abitanti, la più settentrionale delle “grandi” città norvegesi. Sede di una nota università e con una scena musicale estremamente attiva tra rock, alternative jazz e sperimentazioni varie, da Trondheim sono uscite molte band importanti, tra cui i più conosciuti al grande pubblico sono sicuramente i Motorpsycho.
Nel 1995 l’unione tra la batteria non convenzionale di Tor Haugerud, il synth di Ståle Storløkken, la voce cristallina e i campionamenti di Tone Åse (moglie di Storløkken) e il sassofono di Tor Yttredal ha dato vita al progetto BOL, un foglio bianco dove i quattro musicisti hanno iniziato a modellare e dipingere il proprio suono tra jazz, improvvisazione e una personale forma di psichedelia elettronica. Dopo l’uscita del primo eponimo album di esordio nel 2001, Yttredal ha abbandonato la band che ha continuato ad espandere le proprie dinamiche come trio pubblicando altri due album (“Silver Sun” nel 2005 e “Skylab” due anni dopo). Nel 2010 i BOL diventano direttori artistici di un festival jazz, ed invitano a partecipare all’organizzazione il chitarrista dei Motorpsycho, Hans Magnus ”Snah” Ryan con cui, anche se non si erano mai frequentati personalmente, e pur facendo parte di diversi panorami musicali, c’era stato sempre un grande rispetto reciproco. Da quella esperienza alla decisione di creare una sorta di collettivo, o di gruppo aperto, il passo è stato breve. I quattro hanno chiamato a collaborare con loro anche l’altro chitarrista Stian Westerhus (ex Jaga Jazzist e leader di Stian Westerhus & Pale Horses, autori di un interessante album intitolato “Maelstrom” pubblicato dalla Rune Grammofon) ed il risultato di questa sinergia è stato “Numb, Number” uscito nel 2012. Lasciato per strada Westerhus, il progetto è andato avanti con il nome di Bol&Snah, trovando sfogo in un nuovo album “So? Now?”, uscito in Norvegia nel 2015, che solo adesso trova finalmente la distribuzione “fisica” in Europa grazie alla Gigafon.
C’è un ponte ideale che collega “Numb, Number” con “So? Now?”, formato dall’impostazione dell’artwork e dai testi dell’album, quasi tutti adattamenti di versi di Rolf Jacobsen, poeta norvegese considerato uno dei primi intellettuali scandinavi portatore di tematiche ecologiche. Jacobsen, scomparso a 87 anni nel 1994, è stata una figura controversa in patria: per certi aspetti è stato il paradigma del pensiero libertario, ecologista, sostenitore di una interazione felice tra l’uomo e la natura, e tra l’uomo e la tecnologia, dall’altro per diversi anni è stato accusato di collaborazionismo durante l’occupazione nazista.
La loro dinamica e il loro magniloquente scenario musicale viene subito messo a punto dall’epicità classica di “The Sidewalks”, dove la voce della Åse svetta raggiungendo vette di grande lirismo e ricordando alcuni gruppi prog del passato che si avvalevano di voci femminili, uno su tutti, i Curved Air presi per mano dalla voce di Sonja Kristina. La sua controparte chitarristica, Snah, può invece sfoderare tutto il suo amore per l’hard rock progressivo dei 70 nei riffoni hard-blues della seguente “#thatfeeling” capaci di far infrangere alte onde schiumanti sugli scogli. La title track spiazza procedendo su territori meno usuali e più sperimentali, con uno spoken word alla Laurie Anderson che galleggiando su un tappeto elettroacustico sfocia in uno spirituale ed estatico finale. Uno scenario musicale aperto che ci porta nella sobbalzante macchina del tempo di “Reality”, con il suo serrato dialogo tra chitarra ed organo che apre un varco nel muro innalzato dal progresso tecnologico per lanciarsi davanti alla nordica maestosità della natura norvegese, tra fiordi e foreste avvolte nella bruma. In questo freddo pungente si insinua liberatoria la voce della valchiria Tone Åse a dipingere affreschi di rassicurante bellezza su una leggera nuvola percussiva.
Inutile negare che a volte il classicismo della proposta viene fuori appesantendo il tutto e rischiando di portare l’opera a fondo, ma i quattro musicisti riescono spesso a mascherarlo con un riuscito gioco di luci ed ombre come nell’incedere muscolare di “Briefing” condotta da un notevole lavoro di Tor Haugerud dietro ai tamburi. L’album a tratti sembra infilarsi troppo nelle rassicuranti pieghe di un certo prog rock, ma mentirei se dicessi che alcuni potenti accordi di moog e una certa classicità chitarristica (fortunatamente lontana da un pomposo ipertecnicismo) non riescono ad accarezzare l’anima, forse ricordandomi che la carta di identità non si può falsificare. Così i nove minuti della conclusiva “Epilogue”, una sorta di minisuite prog che a tratti ricorda le migliori cose dei Marillion era Steve Hogarth, riescono spesso e volentieri ad emozionare, anche se voglio farmi passare per un moderno sperimentatore di suoni.
Snah, rispetto al processo compositivo dei Motorpsycho, per una volta si mette da parte agendo come semplice comprimario e trovando così l’entusiasmo liberatorio di esprimersi scevro dalle pressioni del suo gruppo principale, perdendosi in un nuovo magma di suoni per poi ritrovarsi all’interno di strutture aperte dalla rassicurante classicità. “So? Now?” è un disco di notevole libertà espressiva che se da una parte sviluppa il rapporto tra natura e progresso, dall’altra trova un equilibrio indomito tra classicità epica e tensioni sperimentali.