Gli HÜSKER DÜ si sono sciolti alla fine degli anni 80. Da quel momento in poi i tre membri della band (il cantante/chitarrista Bob Mould, il batterista Grant Hart, ed il bassista Greg Norton) hanno fatto vite completamente separate, ma sembra che qualcosa si stia muovendo. E’ stato pubblicato da poco un nuovo sito di merchandising ufficiale, chissà che questo non sia il primo piccolo passo verso una reunion che avrebbe del clamoroso. Il penultimo album in studio della band di Minneapolis si intitolava Candy Apple Grey inciso quando gli equilibri interni si erano già incrinati. Era già evidente la differenza tra le ballate intimiste di Mould come questa splendida Hardly Getting Over It e le tracce più tirate e spavalde di Hart. C’è chi fa un tifo spudorato per la reunion e chi non vorrebbe vedere distrutto il ricordo di uno dei gruppi più spettacolari degli anni ’80, capaci di intimizzare l’hardcore come nessun altro. Voi da che parte state? Il 2015 ha visto il ritorno sulle scene di uno dei gruppi più spettacolari della scena psych/shoegazing britannica degli anni ’90: gli SWERVEDRIVER. Il nuovo I Wasn’t Born To Lose You non è affatto un brutto disco, ma sicuramente l’album più definito ed originale della band di Oxford è stato Mezcal Head, uscito nel 1993, dove lo shoegazing viene sapientemente mischiato con sonorità dure e nevrotiche, raggiungendo l’apice emotivo nella lunga e sferragliante Last Train To Satansville. Gli A PLACE TO BURY STRANGERS si sono creati una reputazione come gruppo che ha saputo coniugare in maniera assai furba riff psichedelici e sonorità dark-wave tipiche degli anni ’80. La band capitanata dal cantante/chitarrista Oliver Ackermann dopo l’ottimo Exploding Head del 2009, approda alla Dead Oceans e da alle stampe nel 2012 l’album della definitiva consacrazione, un lavoro chiamato Worship da cui ho tirato fuori la notevole Mind Control. L’Australia ha una grande tradizione di rock tanto grezzo quanto proteso verso un pop eccentrico e psichedelico. Non fanno eccezione i BLANK REALM dei tre fratelli Daniel, Luke e Sarah Spencer coadiuvati da Luke Walsh, che dopo anni passati ad incidere per etichette underground come la Not Not Fun o più recentemente la Bedroom Suck, trovano la distribuzione della Fire Records per il loro nuovo, splendido, Illegals in Heaven. Canzoni immediate, dalle melodie cristalline, nostalgiche ed emozionanti, come la splendida Flowers In Mind che vi propongo in questo podcast. I The Fall e soprattutto il loro indiscusso condottiero, Mark E. Smith, sono sempre stati un raro esempio di coerenza stilistica e musicale. Un percorso iniziato in piena era post-punk e che dura ancora ai giorni d’oggi senza mai vivere grandi momenti di crisi. This Nation’s Saving Grace racconta di un gruppo ancora estremamente vitale nell’approccio e non solo grazie all’apporto che il grande John Peel ha sempre fornito alla band di Prestwich. Un album sempre sperimentale ma senza mai perdere di vista la melodia, anche se quest’ultima sempre filtrata dal loro tribalismo e sperimentalismo che raggiunge il culmine con la aperta citazione di uno degli idoli di Smith, il cantante dei Can, il giapponese Damo Suzuki. Gut Of The Quantifier apre in maniera perfetta la seconda facciata del disco uscito nel 1985. Senza troppi giri di parole, il trio torinese chiamato STEARICA è senza dubbio uno dei migliori gruppi italiani attuali. Il loro nuovo lavoro è uscito per l’etichetta britannica Monotreme, e vede i tre alle prese con il loro suono catartico e potente, dove riescono a coesistere potenza e melodia, post e math rock. La chitarra e i sintetizzatori di Francesco Carlucci, il basso di Luca Paiardi e la batteria di Davide Compagnoni intrecciano le loro linee di fuoco alla perfezione, coadiuvati alla voce in due brani da Scott McCloud dei Girls Vs Boys e da Ryan Patterson dei Coliseum, e nella traccia finale Shah Mat addirittura dal sassofono e dal flauto dello strepitoso Colin Stetson. Bes vi trasporterà in un nuovo, affascinante, mondo. Non perdete Fertile per nessuna ragione, tra l’altro gli Stearica sono stati l’unico gruppo italiano ad entrare per ben due volte nelle compilations chiamate The Wire Tapper, allegate al prestigioso magazine musicale britannico The Wire. Altri tre fratelli, stavolta ecco arrivare dalla Virginia i barbuti e bucolici Jennings, Lain e Van Carney, meglio conosciuti come PONTIAK. Loro sono diventati un gruppo di assoluto riferimento, riuscendo ad essere sempre originali e convincenti sia quando suonano psichedelici e stoner, sia quando virano verso americana e hard rock. Echo Ono con ogni probabilità è stato lo zenith creativo del trio, Royal Colors è una lenta psichedelia distorta e cosmica che avvince ed avvolge prima che la conclusiva Panoptica spazzi via tutto con le sue spirali soniche. Ci sono tre americani ed un australiano che si trasferiscono e mettono su una band a Montreal, in Canada. Non è una barzelletta, ma la vera storia degli OUGHT, che tanto piacevolmente ci avevano colpito con il loro esordio More Than Any Other Day che già mostrava un suono maturo, a tratti nevrotico, urgente, con la chitarra e la voce del leader Tim Beeler Darcy a proporsi come erede naturale di Tom Verlaine. Il nuovo Sun Coming Down, che esce sempre per la straordinaria etichetta canadese Constellation, non delude le attese proponendo sempre il loro sound dissonante ma armonico allo stesso tempo, un post punk nervoso alla Feelies che riesce anche a superare il già ottimo debutto. Se vogliamo trovare un difetto alla band, possiamo dire che in un insieme eccelso mancano le canzoni davvero memorabili, ma la Beautiful Blue Sky inserita in scaletta mostra un gruppo in gran forma e sicuro delle proprie potenzialità Peccato che il loro imminente tour europeo non includa l’Italia. Ho già parlato eccome del trio svedese dei FIRE! formato da Mats Gustafsson (sax e elettroniche), Johan Berthling (basso) e Andreas Werlin (batteria), il gruppo si è formato con la precisa intenzione di approcciare l’improvvisazione tramite le loro personalità che includono l’amore per il free jazz, il rock psichedelico ed il noise. Ho già parlato su queste pagine virtuali di come poi i tre siano arrivati ad ampliare le loro vedute inglobando altri 25 musicisti dell’area scandinava in un baccanale orgiastico chiamato Fire! Orchestra. Qui chiaramente il suono è più scarno (se così possiamo chiamarlo), anche se i tre musicisti dimostrano abilità compositiva, coerenza stilistica e grande feeling. Il loro ultimo album in studio uscito per la norvegese Rune Grammofon si chiama (Without Noticing) e questa traccia affascinante, avvolgente e lenta nel suo incedere come in un poliziesco noir si chiama Tonight. More. Much More (Without Noticing). I BROKEN.HEART.COLLECTOR sono uno strano collettivo, nato dall’unione di un gruppo di noisers austriaci (i BulBul) con la clarinettista viennese Susanna Gartmayer e la cantante slovena Maja Osojnik. Il risultato è un album sfaccettato ed estremamente intenso, dove le anime inquiete dei cinque viaggiano senza sosta dall’improvvisazione rock alla canzone tradizionale dell’est europeo, passando per aperture jazz e melodiche che tolgono il fiato. Chissà se la collaborazione avrà un futuro, intanto vi invito ad ascoltare la conclusica e affascinante Wolves.
JIM O’ROURKE è stato uno dei personaggi più importanti del post rock di Chicago con i suoi Gastr Del Sol (insieme a David Grubbs), chitarrista, produttore, lavoratore instancabile associato ad una quantità infinita di nomi e gruppi, responsabile (tra gli altri) della rinascita dei Wilco con la produzione di Yankee Hotel Foxtrot e membro aggiuntivo dei Sonic Youth per diversi anni. Ogni tanto, spezzando la lunga serie di collaborazioni (tra cui quella con i succitati Fire!) ed album sperimentali come la serie vinilica Old News per la Editions Mego, il nostro eroe fa uscire degli album “pop” per la Drag City. Agli album più accessibili di O’Rourke come Eureka del 1999 ed Insignificance del 2001, si è appena aggiunto questo Simple Songs. Registrato nel suo studio di Tokyo chiamato Steamroom (da cui anche un’altra serie di album digitali sperimentali che potete trovare qui), il chicagoano si circonda di splendidi musicisti giapponesi tra cui spicca il nome della sua favorita Eiko Ishibashi. End Of The Road è un perfetto esempio di come queste, in apparenza, canzoni semplici, racchiudono al loro interno mille incastri e rimandi, melodie e cambi di tempo, per un risultato che affascina e che richiede numerosi ascolti per scovare le mille meraviglie nascoste qua e là. Andy Partridge e Colin Moulding hanno portato inesorabilmente allo stato dell’arte la composizione di perfette canzoni pop attraverso la storia degli XTC. Il gruppo nato in piena rivoluzione punk, si è via via svincolato da quelle nevrosi, mai nascondendo il loro tipico humour britannico e portando a maturazione il loro stile nel 1979 con il loro terzo lavoro intitolato Drums And Wires. Era facile proporre il manifesto dell’album, il ritornello appiccicoso di Making Plans For Nigel, ma ho voluto virare verso le nevrosi funk alla Talking Heads della splendida Millions. PETER BLEGVAD è stato musicista fondamentale nello sviluppo della scuola di Canterbury, chitarrista nei seminali Slapp Happy che poi sono confluiti meravigliosamente negli Henry Cow. Dopo la fine di quell’esperienza Blegvad si ritrova nello spirito pop degli stessi XTC del suo grande amico Partridge, e con la collaborazione di John Greaves, da alle stampe The Naked Shakespeare che si apre con le scintillanti melodie di How Beautiful You Are. Artista a tutto tondo, Blegvad è anche stato autore di una striscia satirica settimanale a fumetti chiamata Leviathan sul quotidiano britannico The Independent. Ben Watt e Tracey Thorn sono una coppia di fatto nella vita e sul palcoscenico sotto il nome di EVERYTHING BUT THE GIRL. Sin dall’esordio (lo splendido Eden) il duo ha dimostrato grande facilità nello scrivere canzoni perfette ed accattivanti, mentre l’esordio metteva a fuoco il loro aspetto più jazz e folk, mano a mano si sono avvicinati al pop da classifica ma sempre con grande classe. La Thorn poi, con la sua voce straordinaria ha collaborato con altri artisti del calibro di Style Council e Massive Attack, Amplified Heart sancì il passaggio verso sonorità più elettroniche e “trip-hop” e la Missing con cui chiudo questo podcast, si è trasformata in una hit da classifica dopo il remix firmato da Todd Terry.
Non mancate di tornare ogni giorno su Radiorock.to The Original. troverete un podcast diverso al giorno, le nostre news, le rubriche di approfondimento, il blog e molte novità come lo split-pod. Ci risentiamo tra 15 giorni, intanto preparatevi per la playlist annuale. STAY TUNED.
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TRACKLIST:
- HUSKER DU: Hardly Getting Over It da Candy Apple Grey (Warner Bros. Records – 1986)
SWERVEDRIVER: Last Train To Satansville da Mezcal Head (Creation Records – 1993)
A PLACE TO BURY STRANGERS: Mind Control da Worship (Dead Oceans – 2012)
BLANK REALM: Flowers In Mind da Illegals In Heaven (Fire Records – 2015)
THE FALL: Gut Of The Quantifier da This Nation’s Saving Grace (Beggars Banquet – 1985)
STEARICA: Bes da Fertile (Monotreme Records – 2015)
PONTIAK: Royal Colors da Echo Ono (Thrill Jockey – 2012)
OUGHT: Beautiful Blue Sky da Sun Coming Down (Constellation – 2015)
FIRE!: Tonight. More. Much More. (Without Noticing) da (Without Noticing) (Rune Grammofon – 2013)
BROKEN.HEART.COLLECTOR: Wolves da Broken.Heart.Collector (Discorporate Records – 2011)
JIM O’ROURKE: End Of The Road da Simple Songs (Drag City – 2015)
XTC: Millions da Drums And Wires (Virgin – 1979)
PETER BLEGVAD: How Beautiful You Are da The Naked Shakespeare (Virgin – 1983)
EVERYTHING BUT THE GIRL: Missing da Amplified Heart (Blanco Y Negro – 1994)