Ambarchi/Berthling/Werliin tornano con il loro terzo, e forse più intrigante, viaggio
“Ghosted III” mostra nuovi territori sonori da esplorare con spirito avventuroso
Quello che all’inizio sembrava un progetto estemporaneo nato nel novembre del 2018 e sviluppato all’interno dello Studio Rymden, posizionato in un tranquillo e grazioso quartiere periferico di Stoccolma, è diventato un universo capace di arricchirsi anno dopo anno diventando una specie di felice abitudine. Il chitarrista e sperimentatore sonoro Oren Ambarchi esplora da molti anni in maniera trasversale i più svariati mondi sonori tra psichedelia, minimalismo, suggestioni ambient e elettroniche sia in solitaria che in sinergia con altri artisti (Jim O’Rourke, Sunn O))), Keiji Haino, il nostro Stefano Pilia e molti molti altri). Johan Berthling e Andreas Werliin sono noti ai più come sezione ritmica dei Fire! (e della sua estensione Fire! Orchestra) e hanno già collaborato proprio con Ambarchi nel 2012 con l’album del trio scandinavo In The Mouth – A Hand.
I tre sono entrati per la terza volta nello studio svedese nel dicembre del 2024 per la registrazione del nuovo capitolo del progetto Ghosted. Visto lo standard elevato dei precedenti due capitoli e la statura dei musicisti coinvolti l’aspettativa anche in questo caso era alta e ancora una volta è stata ripagata dall’ennesima lunga jam session divisa in sei parti (stavolta la sequenza numerica è in lingua Farsi), dove la sezione ritmica crea dei pattern ritmici reiterati con minimi spostamenti e calibrate variazioni sul tema.
Nell’iniziale “Yek” una circolare linea di contrabbasso viene arricchita da Ambarchi e raddoppiata dai colpi di rimshot di Werliin creando spazi sonori di grande suggestione man mano che i tre sincronizzano i propri strumenti come gli ingranaggi di un orologio, girando in fluida coordinazione. I numerosi concerti suonati insieme e i tre giorni completi trascorsi nello studio di registrazione hanno fatto sì che l’interplay tra i musicisti generasse una maggiore immediatezza nelle loro performance, qualcosa di un po’ più fluido e selvaggio rispetto ai primi due episodi. “Do” è un viaggio crepuscolare di oltre 6 minuti dove il suono si fa più etereo ed evanescente mentre Berthling e Werliin sono pronti ad accentuare o a sfumare le variazioni astrali dell’australiano con sapienti tocchi di corde e tom.
Il loop chirurgico del contrabbasso conduce “Seh”, brano più corto dell’album dalle sfumature ambient alimentate dalla chitarra trattata di Ambarchi che galleggia nella notte con maestria e leggerezza. La seconda parte del programma si apre con la tribale “Chahar” un viaggio nella componente afrobeat del trio che si lascia andare in un flessuoso gioco di luci astratto e raffinato. Con “Panj” i ritmi si fanno di nuovo lenti e cadenzati, con il pattern ritmico a scandire il tempo su cui Ambarchi ha gioco facile nella sua improvvisazione: la sua chitarra viene fatta suonare con un tono simile a quello di un organo, ora pronta a seguire modelli di avanguardia, ora a prendere fattezze kraut rarefatte. Il gran finale è appannaggio dei quasi 8 minuti di “Shesh” dove l’arpeggio di chitarra iniziale e il movimento circolare della batteria è capace di aprire un varco nel mondo post-rock di inizio anni ’90 nel suo andamento spiraliforme, astratto e narcolettico.
Ancora una volta sono i dettagli a fare la differenza e, come nei due precedenti lavori, sono proprio le piccole grandi variazioni dei tre, intenti a modellare pazientemente le loro improvvisazioni minimali e ad evocare una lenta processione nebbiosa. Ghosted III forse è la summa dei due precedenti capitoli, disco che mostra i tre sempre più a loro agio nel loro spirito avventuroso, etereo e quasi telepatico, e che non si accontentano del risultato, anzi, continuano a spingerlo verso nuovi territori sonori ad ogni incontro.
TRACKLIST
1. Yek 9:40
2. Do 6:23
3. Seh 3:23
4. Chahar 6:14
5. Panj 8:49
6. Shesh 7:55
