1930
Nasce a Fort Worth, Texas, Ornette Coleman, sassofonista, violinista, trombettista, compositore, artista di straordinaria forza creativa. La sua carriera si è sviluppata tutta sotto il segno dell’innovazione, il grande musicista americano è riuscito in tutto il suo percorso musicale a non ripetersi mai, cercando ogni volta di rinascere, di reinventarsi. E’ stato un rivoluzionario, ha stabilito che la musica poteva e doveva vivere sfuggendo alle regole. Nel 1960 mise insieme un quartetto insieme al contrabbassista Charlie Haden, Don Cherry, e Billy Higgins e pubblicò il seminale The Shape of Jazz to Come. L’album, secondo il critico Steve Huey, è “un evento epocale nella genesi del jazz d’avanguardia, un profondo cambiamento di percorso musicale da parte di Coleman, e un guanto di sfida gettato nell’ambiente jazz che alcuni ancora non sono venuti a raccogliere”. Anche se per certi versi, il materiale presente nel disco è ancora basato sugli stilemi del blues e spesso abbastanza melodico, all’epoca le composizioni crearono sconcerto e vennero criticate per l’inusuale struttura armonica e temporale. Alcuni musicisti e parte della critica videro Coleman solo come un provocatore iconoclasta; altri invece, compreso Leonard Bernstein ed il compositore Virgil Thomson, lo proclamarono un genio e un vero innovatore. L’anno dopo registrò l’album Free Jazz: A Collective Improvisation, che figurava un doppio quartetto jazz, con Cherry e Freddie Hubbard alla tromba, Eric Dolphy al clarinetto basso, Haden e LaFaro al contrabbasso, e sia Higgins che Blackwell alla batteria. il disco fu registrato in formato stereo, con la musica prodotta da ogni quartetto isolata in un canale stereo diverso. Free Jazz fu all’epoca, con i suoi quasi 40 minuti di durata, l’album più lungo di improvvisazioni jazz mai registrato, e divenne subito uno degli album più controversi dell’intera discografia di Coleman. La musica contenuta nel disco è costituita da una serie di brevi accenni melodici intervallati da una cacofonia di fanfare dissonanti e di assoli improvvisati dall’intero ottetto. Coleman intendeva il termine “Free Jazz” semplicemente come il titolo dell’album, ma la sua crescente reputazione fece diventare il disco un capolavoro di innovazione jazz, e il termine fu utilizzato per definire il nascente stile free jazz, presto considerato un nuovo genere musicale vero e proprio, anche se Coleman non fu mai completamente d’accordo con l’attribuzione del termine che lui considerava “impropria”. La sua è stata un’attività inarrestabile, straordinaria proprio nel senso dell’essere sempre fuori dall’ordinario, fino all’ultimo. Coleman è morto a 85 anni per un arresto cardiaco l’11 giugno 2015 a New York City.
1942
Nasce a Garnant, Carmarthenshire, John Davies Cale (foto di copertina). È noto principalmente come musicista rock, sebbene abbia esordito come musicista d’avanguardia e nel prosieguo della sua carriera abbia poi spaziato in altri ambiti musicali. Nel 1965 conosce Lou Reed, e scopre di avere in comune con lui la passione per lo sperimentalismo e per il rock’n’roll. Con lo stesso Reed (voce, chitarra), Sterling Morrison (basso e chitarra) e Angus MacLise (in seguito sostituito da Maureen Tucker) (percussioni), forma i Velvet Underground; il loro primo disco (The Velvet Underground & Nico) viene pubblicato nel 1967, con la partecipazione della modella (ed in seguito cantante) Nico; questo rimane a tutt’oggi uno dei migliori album rock della storia. Nel gruppo suonò, a seconda dei pezzi, viola elettrica, piano e basso, ma soprattutto spinse verso uno sperimentalismo che mischiato allo stile di Reed rese tipico il suono dei VU. I contrasti nel gruppo, probabilmente dovuti all’egocentrismo di Lou Reed, ruppero l’alchimia e portarono a un secondo disco (White Light/White Heat) dalle sonorità più acide, più sporche e ancora più sperimentali. Nel 1968, dopo la pubblicazione del secondo disco, Cale lasciò il gruppo. Dopo aver lasciato i Velvet Underground, Cale lavorò come produttore discografico per svariati album, compresi i dischi di Nico The Marble Index, Desertshore e The End. In seguito produsse l’omonimo album d’esordio degli The Stooges. Partecipò al secondo disco di Nick Drake, Bryter Layter, suonando la viola in due canzoni dell’album, “Northern Sky” e “Fly”.
1958
Nasce a Stretford, Lancashire, Inghilterra, Martin Fry, conosciuto per essere il cantante degli ABC. La band è nata da un incontro casuale tra Fry, il chitarrista Mark White e il sassofonista Stephen Singleton durante un’intervista per il giornale universitario. I due avevano creato nel 1977 il gruppo Vice Versa e cercavano un altro membro per le loro esibizioni. Dall’incontro nascono gli ABC, e con Fry alla voce, ai tre si aggiungono Mark Lickley al basso e David Robinson alla batteria. L’album di debutto The Lexicon Of Love (1982) è ritenuto uno dei migliori album pop di tutti i tempi e arrivò in vetta alla classifica degli album in Gran Bretagna.
1967
I Pink Floyd e i The Thoughts suonano nello storico locale londinese The Marquee Club. Il club è stato spesso definito come ‘the most important venue in the history of pop music’, non solo per aver ospitato praticamente tutti i più grandi artisti britannici e non solo, ma anche per essere stato negli anni un punto di incontro dei più importanti artisti della storia del rock. Aperto nel 1958 a Oxford Street nel quartiere di Soho, si trasferì cinque anni dopo nella storica sede di Wardour Street (ancora più nel cuore di Soho) dove rimase fino al 1988, quando una commissione constatò che la facciata dell’edificio che lo ospitava aveva avuto dei cedimenti a causa delle vibrazioni prodotte dall’alto volume della musica e che, per questioni di sicurezza pubblica, l’edificio doveva essere demolito. Il Marquee Club si trasferì al n° 105 di Charing Cross Road, ingrandendosi, una mossa che sembra non aver incontrato troppa fortuna, visto che il locale verrà chiuso nel 2001. Gli attuali proprietari del marchio “Marquee Club” stanno tentando di rilanciarne l’immagine organizzando concerti in altri club londinesi, ma al momento non c’è in programma l’eventuale riapertura di una nuova sede.
1968
Bob Dylan inizia la prima di dieci settimane consecutive in testa alla classifica degli album in Gran Bretagna con John Wesley Harding. L’album vedeva il ritorno di Dylan a sonorità acustiche tipicamente folk dopo tre dischi elettrici e fu accolto straordinariamente bene dalla critica dell’epoca, arrivando fino al N°2 anche nella classifica statunitense. Molti , supportati da commenti dello stesso Dylan, attribuiscono tale cambiamento ad un periodo di introspezione dopo il quasi fatale incidente motociclistico in cui fu coinvolto il cantante il 29 luglio 1966 nei pressi della sua casa di Woodstock. Considerato da Rolling Stone “uno dei migliori 500 album della storia del rock” (301º posto), contiene brani memorabili della discografia di Dylan come “I Dreamed I Saw St. Augustine”, “Dear Landlord”, e “All Along the Watchtower”. Il successo dell’album presso il pubblico venne considerato particolarmente notevole in quanto Dylan veniva da un lungo periodo di assenza dalle scene e l’artista stesso aveva voluto che la Columbia pubblicasse l’album mantenendo un basso profilo promozionale.
1970
Dopo aver da poco cambiato il nome del gruppo da Earth a Black Sabbath, Ozzy Osbourne, Tony Iommi, Geezer Butler e Bill Ward suonano il loro concerto di debutto in un altro storico locale londinese, The Roundhouse. 57 anni dopo, nello stesso giorno, la band annuncia il definitivo scioglimento dopo la reunion avvenuta nel 2011 con la line-up originale.
1991
“Should I Stay Or Should I Go” diventa l’unica canzone dei The Clash a raggiungere il numero uno della classifica britannica, a nove anni dalla pubblicazione nell’album Combat Rock e a cinque dallo scioglimento della band. Venne deciso di ripubblicarlo come singolo visto l’enorme successo di uno spot della Levi’s con il brano in sottofondo.
2007
Brad Delp, cantante della band AOR americana Boston si suicida intossicandosi dal monossido di carbonio nella sua casa di Atkinson nel New Hampshire. Sul colletto della camicia del cantante, trovato esanime in bagno e col capo su un cuscino, la polizia aveva trovato un biglietto con la scritta “Mr. Brad Delp. J’ai une ame solitaire. I am a lonely soul”. Il cantante aveva lasciato altri due messaggi. Il primo l’aveva attaccato sulla porta che dal box conduce all’abitazione. Sul foglio di carta, incollato con del nastro adesivo, aveva scritto: “A chiunque trovi questo, spero d’essermi suicidato”. Un altro biglietto d’ addio è stato rinvenuto sulle scale di casa. Dopo aver avvertito che all’interno dell’abitazione c’era monossido di carbonio, Delp aveva tracciato le parole: “Sono io e solamente io il responsabile della mia attuale situazione. Ho perso il desiderio di vivere”. La nota conteneva istruzioni su come contattare la sua fidanzata, Pamela Sullivan. La polizia locale ha inoltre riferito d’aver trovato altre quattro lettere sigillate, indirizzate alla sua ex moglie, alla fidanzata e ad una coppia di amici. Il cantante aveva 55 anni, e alcuni hanno attribuito il suicidio alle liti con il chitarrista della band Tom Scholz che aveva la leadership della band. I Boston sono ricordati soprattutto per i due hit singles “More Than A Feeling” e “Amanda”.